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venerdì 21 giugno 2013

Il braccialetto elettronico: moderna cella virtuale o flop?

Il fenomeno del sovraffollamento delle carceri è a tutti noto sia per la gravità del tema dal punto di vista sociale - basti pensare alle condanne che l'Italia ha ricevuto dall'Europa per una palese violazione dei diritti umani - sia per l'incapacità, dal punto di vista politico e giuridico di porvi, un rimedio. Tra gli strumenti giuridici adatti a ridurre questa piaga vi sono i seguenti:
- la depenalizzazione, ossia la trasformazione di un illecito penale (reato) in illecito amministrativo o civile, puniti solo con una sanzione pecuniaria;
- la previsione di pene non carcerarie, quali ad esempio gli arresti domiciliari e il lavoro sostitutivo in un maggior numero di ipotesi;
- alcune cause di estinzione del reato e della pena quali ad esempio l'amnistia, la sospensione condizionale, l'indulto, la grazia, la liberazione condizionale, la riabilitazione.
La previsione di ognuno di questi istituti permette ai giudici, chiamati ad applicare la pena nel caso concreto, sia di "mandare" meno colpevoli in carcere (con opportune e adeguate sanzioni alternative) sia di far uscire di carcere chi già vi è stato mandato. Il bilanciamento di interessi è di primaria rilevanza in questi casi, da una parte la richiesta di condanna e di pena, da parte della collettività, per chi si è macchiato di un reato, dall'altra la necessità e l'urgenza di diminuire la densità abitativa delle carceri.

Ma l'argomento su cui vogliamo concentrare la nostra attenzione è un altro, ben più specifico, e riguarda lo strumento del braccialetto elettronico

mercoledì 12 giugno 2013

La giuria popolare nel processo

Nei film americani che raccontano storie di processi, penali soprattutto, la scena più toccante ed emozionante è spesso quella dell'accalorata e concitata arringa finale condotta dagli avvocati che invocano, parlando direttamente ai giurati, un verdetto di innocenza nei confronti dell'imputato, loro cliente. Tali episodi che da anni entrano nelle nostre case grazie alla produzione cinematografica hollywoodiana ed ai quali siamo familiarmente abituati potrebbero far pensare che quello sia il modo tipico di procedere in qualunque aula di tribunale, in realtà chiunque si presentasse in una delle nostre aule di giustizia scoprirebbe di non potere assistere a nulla di simile. La giuria, intesa come gruppo di persone (di solito dodici) che siedono in aula ed assistono a tutte le varie fasi del processo al fine di assolvere, al termine di questo, un compito decisorio in merito alla sussistenza o meno del fatto contestato, da noi non esiste. Essa nacque negli ordinamenti di common law (UK e, poi, US) ma non se ne ritrova traccia (almeno nel principio) in quelli di derivazione romanistica, cosiddetti ordinamenti di civil law.

mercoledì 5 giugno 2013

I diversi volti delle azioni di s.p.a.

Nelle società per azioni la partecipazione sociale è rappresentata da azioni. Ma che cosa è un'azione e che valore ha? Essa è semplicemente una frazione o una percentuale del capitale sociale, standardizzata, indivisibile e oggettivizzata che serve per delineare i diritti spettanti al socio, in merito appunto alla partecipazione nella sua società. 
Partendo dall'inizio, possiamo dire che si ha una società, secondo il nostro codice civile, quando due o più persone decidono di conferire beni (denaro, beni in natura, crediti) "per l'esercizio in comune di un'attività economica allo scopo di dividerne gli utili" (art. 2247 cod. civ.). L'insieme dei conferimenti effettuati per la costituzione della società rappresenta il capitale sociale della stessa, ciò non toglie la possibilità di futuri eventuali aumenti di capitale. Dividendo quest'ultimo per il numero di azioni che la società ha deciso di emettere si ottiene il valore nominale (numerico di un'azione), ad esempio se il capitale sociale è di € 200.000 e la società ha emesso 100.000 azioni, il valore nominale per ogni azione è pari a 2 euro. Si può anche non indicare il valore nominale sull'azione ed allora in questo caso la partecipazione del socio si misura in proporzione, contando quante azioni possiede in relazione a tutte le azioni emesse dalla società, ad esempio se la società ha emesso azioni per € 200.000 e si possiede il 20% di dette azioni (senza specificare il valore nominale).

venerdì 3 maggio 2013

Fingere di essere un altro via email, in chat o su facebook è reato?

Forse non tutti sanno che molte condotte quotidianamente poste in essere in rete integrano in realtà la fattispecie di un reato del nostro codice penale. Al giorno d'oggi è molta la confusione che viene creata in ambito socio giuridico, spesso si qualificano delle condotte totalmente lecite come reati (si pensi all'omosessualità) e al contrario si "depenalizzano" molte azioni che sono invece illeciti penali o amministrativi descrivendoli come banali sgarri, errori o furberie (si pensi all'evasione fiscale). In questo articolo vi proponiamo una chiarificazione giuridica riguardo ad un reato in particolare, in nome di una conoscenza corretta dell'ordinamento giuridico, a cui dobbiamo sempre far riferimento per indirizzare il nostro agire. 
Un caso realmente successo: Tizio creava un account di posta elettronica con il nome di una ignara signorina, Caia. Conseguentemente, gli utenti con cui corrispondeva sotto il falso nome di Caia, credevano erroneamente di interloquire proprio con quest’ultima. A causa di tale condotta posta in essere dall’imputato, la vera Caia riceveva telefonate erotiche, ovvero veniva contattata al fine di fissare appuntamenti a finalità sessuale. Il tutto, ovviamente, nella assoluta incredulità della ragazza, la quale – quantomeno in un primo momento – non riusciva a darsi una spiegazione plausibile di tale fenomeno.

domenica 23 dicembre 2012

Proposte di modifica alla legge elettorale

Le speranze di modificare l'attuale legge elettorale sono state tante. Qualcuno ci ha creduto veramente e sembrava si trattasse solo di tempo e prima o poi si sarebbe cambiata,  cosi pensavamo tutti. Invece no. Eccoci di nuovo qui a parlare del c.d.Porcellum come strumento che a noi cittadini permette di esplicitare e concretizzare l'unico diritto/dovere che possediamo - il voto - per incidere indirettamente sul governo del nostro paese, per decidere chi lo dirigerà e di conseguenza le scelte che si faranno. 
In questo articolo vogliamo riassumere alcune delle proposte di modifica che sono state fatte, con la speranza che non vengano archiviate, ma siano semplicemente riposte in un cassetto non del tutto chiuso, per poterle all'occorrenza riprendere e mettere in atto. 
Alcuni slogans accompagnano le richieste di modifica, usati a volte come specchio per le allodole o come argomento per discutere sul niente.

mercoledì 12 dicembre 2012

Il percorso fino all'attuale legge elettorale

Prendendo spunto dalle sagge parole del docente di Diritto Costituzionale dell'Università Statale di Milano - Nicolò Zanon - proponiamo una breve analisi storica delle precedenti leggi elettorali e del bisogno di cambiamento di quella attuale. 
La scelta di una legge elettorale, come qualsiasi normazione positiva, risponde ad esigenze plurime che si manifestano nel contesto economico-sociale del paese ed in questo caso all'interno del più ristretto contesto politico. Sussiste infatti un'influenza reciproca tra sistema elettorale e sistema dei partiti: in base ad una precisa legge elettorale i partiti si costituiscono in un determinato modo (se vige il sistema proporzionale ad esempio si incentiva la nascita di un pluralismo di partiti) e viceversa, in base alla forma dei partiti esistenti si preferisce una legge idonea a garantire loro la spartizione dei seggi. Come ogni legge, anche quella elettorale altro non è che uno strumento, studiato e creato attraverso una democratica discussione bicamerale, durante la quale non sempre è la maggioranza a vincere o la minoranza a proporre modifiche, ma più spesso è il compromesso ad avere la meglio.

mercoledì 3 ottobre 2012

Perchè dobbiamo pagare le tasse?

Perché dobbiamo pagare le tasse? Una domanda che molti pongono a sè stessi o ad altri alla ricerca di una giustificazione della pressione fiscale che grava su ognuno di noi, ma che il più delle volte non riceve una corretta e sintetica risposta. In questo articolo cerchiamo di esplicitare il fondamento costituzionale delle imposte e il principio su cui esse si basano. A noi pare una risposta molto semplice, che non implica valutazioni politiche o personali; una risposta di buon senso e di uguaglianza, principi questi ultimi di cui la nostra Costituzione si fa portatrice, perchè nella sua concisione formale e autoritaria, in realtà racchiude ciò che di più ragionevole e sensato ci sia. Non diamo giudizi sul tipo di pressione fiscale, su come esse si estrinsechi, su cosa colpisca e soprattutto quanto fortemente gravi sul contribuente, ma ci soffermiamo solo sul suo principio giustificativo.

venerdì 28 settembre 2012

Gli arbitri devono essere indipendenti, terzi e imparziali come i giudici?


Abbiamo già avuto modo di soffermarci in qualche articolo sull'istituto giuridico dell'arbitrato, che offre la possibilità a due litiganti di affidare la decisione sulla controversia che li vede coinvolti (o su tutte le eventuali controversie future) a terzi arbitri privati in luogo della normale e fisiologica mobilitazione dell'apparato giurisdizionale dello Stato.
Interessante è notare come determinati istituti cardinali del nostro processo civile non siano di facile e sicura applicazione in corso di arbitrato, suscitando discussione fra gli interpreti, così come altri istituti assenti nel processo trovino invece terreno fertile per un loro utilizzo proprio nell'ambito del procedimento privato di arbitrato.
Esemplificativo sotto questo punto di vista, ossia sul differente approcciarsi di arbitrato e processo a certi istituti giuridici, è il tema della indipendenza e imparzialità di colui che deve giudicare; cercheremo, quindi, di approfondirlo brevemente.

lunedì 9 luglio 2012

Estorsione o minaccia: il disvalore dei reati dipende dalla sussistenza del profitto ingiusto

Partendo da una sentenza in data gennaio 2001 della Cassazione penale, numero 9348, vogliamo evidenziare quali difficoltà comporti la qualificazione giuridica di un fatto, di un comportamento umano. Nel caso concreto si discute se una determinata minaccia, effettuata con il mezzo aggressivo della pistola, da parte di un uomo nei confronti di una donna, nella specie una prostituta, integri il reato di estorsione o quello di minaccia.


Articolo 629, codice penale. Estorsione
c.1 Chiunque, mediante violenza o minaccia, costringendo taluno a fare o ad omettere qualche cosa, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione da cinque a dieci anni e con la multa da euro 516 a euro 2.065.

Articolo 612, codice penale. Minaccia.
c.1 Chiunque minaccia ad altri un ingiusto danno è punito, a querela della persona offesa, con la multa fino a euro 51. 
c.2 Se la minaccia è grave... la pena è della reclusione fino a un anno e si procede d'ufficio.

Secondo la pubblica accusa essendo ravvisabile l'ingiusto profitto il reato da contestare è estorsione aggravata. La donna infatti, dopo esserle stata puntata contro la pistola, ha cessato di chiedere il pagamento della propria prestazione sessuale e l'indagato (in questo caso cliente) ha così evitato il pagamento della somma di denaro che la prostituta gli aveva chiesto. Secondo i giudici di merito e i giudici di legittimità l'ipotesi accusatoria è invece minaccia aggravata, con una evidente derubricazione del fatto, come si evince le cornici edittali di pena dei rispettivi reati. 

sabato 2 giugno 2012

La similitudine giuridica: gli enti collettivi trattati come imputati persone fisiche

Anche una tra le più rigorose scienze, quale è il diritto, può ben scegliere di propria iniziativa di intaccare le sue certezze e scompaginare le più solide strutture, al fine di dar vita a qualcosa di nuovo e di talmente lontano da ciò che è sempre stato, da non poter essere categorizzato negli schemi precedenti. Quando occorre fornire delle risposte a nuove domande di giustizia e si presenta come impellente la necessità di un intervento statale, il legislatore ha tutti i poteri del caso per intervenire e come un mago far uscire dal cilindro uno spaurito coniglio bianco. Con il passare del tempo l'illegalità si cambia d'abito. Mutano i soggetti che la attuano, i veicoli con cui viene posta in essere e anche i suoi obiettivi. Il dovere di arginare le sacche di criminalità che invadono e pervadono un paese è in capo allo Stato, il quale ha da sempre il compito di predisporre nuove leggi che sappiano guidare la condotta dei propri cittadini e al contempo sanzionare chi viola le regole poste da esse. Di fronte quindi a fenomeni di criminalità dei c.d. colletti bianchi, di politiche aziendali volte all'illecito, non si poteva rimanere inerti. Dopo un invito da parte dell'Unione Europea a legiferare sul tema, il decreto legislativo 231 del 2001 è il risultato dei poteri magici del nostro legislatore. 

lunedì 7 maggio 2012

Il licenziamento per giusta causa è legittimo quando il dipendente è stato trovato in possesso di hashish

Con la sentenza n.6498/2012 del 26 aprile scorso la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso di Unicredit Banca, ha dichiarato legittimo il licenziamento intimato dall'azienda ad un proprio funzionario per essere stato fermato e trovato in possesso di hashish dopo un controllo notturno delle forze dell’ordine. 
Il lavoratore aveva impugnato il licenziamento della banca, ma si è visto parte soccombente in primo grado davanti al Tribunale di Nuoro. In Appello a Sassari ha invece vinto la causa ottenendo anche la reintegrazione sul posto di lavoro allo sportello bancario. La Corte di secondo grado ha ritenuto eccessiva la sanzione del recesso del datore dal contratto di lavoro perché, seppure “la detenzione di sostanze stupefacenti non va condivisa”, una cosa è l’"uso personale" ed altra è lo "spaccio".

venerdì 27 aprile 2012

L'azione di classe ex art.140-bis codice del consumo: una questione di stile o di unione?


In California numerosi genitori hanno unito le loro istanze e lamentele in un’unica class action contro la nota azienda Apple, accusandola di aver spinto i loro figli a comprare, mentre usavano dei giochi scaricati e installati su Iphone e Ipad, nuove applicazioni a pagamento senza l'autorizzazione degli adulti. Questi giochi, o meglio detti “app esca”, venivano offerti gratuitamente e poi, durante il loro utilizzo, invitavano gli utenti (per lo più bambini) a comprare altre applicazioni a pagamento. Una volta inserite le credenziali per il download del gioco gratuito, l’utente poteva infatti installare o scaricare altro materiale per un quarto d’ora senza dover inserire nuovamente la password. È in questo intervallo di tempo che, sfuggendo al controllo dei genitori, i bambini avrebbero comprato nuove app piuttosto costose. Così un gruppo di genitori americani, dopo essersi visti recapitare conti salatissimi, ha fatto partire una pioggia di querele contro l’azienda di Cupertino.

lunedì 26 marzo 2012

Novità del governo tecnico per una maggiore effettività dell'art 41-bis

Dalla lettura dei quotidiani nei giorni passati abbiamo appreso la notizia sulle nuove intenzioni del nostro Guardasigilli che, dopo l’emanazione del decreto svuota-carceri n.211/2011 (analizzato in un nostro articolo linkato sotto), non diminuisce il suo ritmo lavorativo. Il governo, infatti, ha allo studio la possibile riapertura di luoghi detentivi come le isole di Pianosa e Asinara per i reati più gravi, come quelli previsti dal 41-bis. È stato proprio il Ministro della Giustizia Paola Severino ad annunciarlo, parlando nel corso di un'audizione presso la Commissione antimafia. Il Guardasigilli ha spiegato le motivazioni sull'opportunità di riaprire, previa idonee ristrutturazioni, gli istituti presenti presso le suddette isole che per la loro dimensione e la configurazione strutturale “si prestano al contempo ad accogliere un elevato numero di soggetti e a garantire tra gli stessi la massima separazione”. Secondo il parere del Ministro, il regime speciale previsto dall’articolo 41- bis dell’ordinamento penitenziario "è una misura efficace i cui risultati confermano la necessità che questa norma mantenga l’attuale conformazione ed ha un ruolo centrale per il contrasto alla criminalità organizzata"

mercoledì 21 marzo 2012

Qual'è la ratio del principio di autonomia della clausola compromissoria?

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L'arbitrato è un meccanismo di risoluzione delle liti contrattuali sempre più utilizzato e con il quale bisogna certamente confrontarsi nello studio del "processo" lato sensu inteso. Il motivo fondamentale del suo maggior utilizzo è dovuto al fatto che garantisce di pervenire ad una decisione con una celerità, ormai sconosciuta all'ordinario processo civile (si consideri una media di 2 anni per ottenere un lodo contro i 6 per una sentenza nel giudizio ordinario). Un grande motivo di ostacolo all'accesso generalizzato all'arbitrato è dato, per contro, dal suo costo ingente al punto che esso è, di solito, riservato ai rapporti fra imprese di grande valore commerciale. 
In linea generale, l'arbitrato è la scelta compiuta dalle parti in lite affinchè soggetti privati diversi dal giudice dello Stato la risolvano. Proprio dall'accordo delle parti trae legittimazione la possibilità che "altri" e non un magistrato giudichi sulla lite sancendo, con efficacia di sentenza, chi abbia ragione e chi torto. In particolare la cognizione e la decisione intorno al punto controverso sarà affidata ad un collegio arbitrale, composto di solito da tre membri nominati dalle parti stesse (o da terzi imparziali) secondo le regole stesse che le parti si sono date. La decisione degli arbitri si chiama lodo ed è oggi largamente equiparata ad una sentenza del giudice.

lunedì 20 febbraio 2012

Il decreto svuota-carceri: quali gli effetti auspicati nel breve e lungo periodo?

Il c.d. decreto legge svuota-carceri (d.l. 211 del dicembre 2011) è stato convertito in legge martedì 14 febbraio. Esso venne emanato per porre tregua ad un accanito dibattito attorno alle indecenti condizioni nei penitenziari italiani (le carceri avevano infatti un numero di "ospiti" pari al 150% rispetto alla loro capienza complessiva). Da mesi politici, rappresentanti di organizzazioni per i diritti civili e persino il Presidente della Repubblica portavano avanti la protesta, manifestando la necessità che il governo intervenisse urgentemente con qualche soluzione a tale sovraffollamento e ai suicidi sempre più frequenti fra i detenuti. Lo svuota-carceri fu la risposta del governo a tali sollecitazioni.
Dopo la sua emanazione il dibattito non si placò, ma si spostò sul contenuto del decreto stesso da molti (ad esempio esponenti della Lega Nord e Italia dei Valori) considerato "criminogeno" o non realmente capace di risolvere i problemi. All'opposto molte altre forze politiche nonchè il governo nella figura del Ministro della Giustizia Severino hanno invece difeso il provvedimento dalle accuse di essere un indulto generalizzato e sostenendo la sua necessità per il rispetto dei più elementari diritti alla salute e dignità umana dei detenuti.

venerdì 3 febbraio 2012

Estradizione e mandato d'arresto europeo: alcuni aspetti processual penalistici della integrazione europea

Sono stati attuati negli ultimi anni una serie di importanti interventi normativi in materia processual penalistica volti ad introdurre nel nostro ordinamento istituti che favoriscano la collaborazione tra Stati membri dell'Unione Europea, abbattendo alcune delle molteplici barriere esistenti nella lotta alla criminalità. Sto parlando del mandato di arresto europeo e del mandato europeo di ricerca della prova. La loro introduzione in Italia è già avvenuta, per quanto riguarda il primo con la legge n.69/2005 mentre, per il secondo, dovrà avvenire presto, discendendo dall'obbligo di adempimento del nostro Stato per l'attuazione delle Decisioni Quadro 2002/584/GAI e 2008/978/GAI. A ben vedere anzi il termine per il recepimento di quest'ultima è già scaduto, esponendo il nostro paese a responsabilità verso l'Europa. 

lunedì 14 novembre 2011

Attenzione alla traduzione degli atti processuali

Una parte ben specifica del codice di procedura penale, nello specifico il Titolo IV del Libro II, è dedicata alla disciplina della traduzione degli atti processuali

L' articolo 143 cpp, rubricato "nomina dell'interprete", al comma 1 recita: 
"L'imputato che non conosce la lingua italiana ha diritto di farsi assistere gratuitamente da un interprete al fine di potere comprendere l'accusa contro di lui formulata e di seguire il compimento degli atti cui partecipa. La conoscenza della lingua italiana è presunta fino a prova contraria per chi sia cittadino italiano".
Tale disposizione ha recepito norme e principi di diritto internazionale presenti nella Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) all'articolo 6 e nel Patto Internazionale dei diritti civili e politici (P.i.d.c.p.) all'articolo14, ma inseriti anche nella nostra Costituzione. Infatti l'articolo 111, comma 3 insegna che: 
"Nel processo penale, la legge assicura che la persona accusata di un reato... sia assistita da un interprete se non comprende o non parla la lingua impiegata nel processo". 

venerdì 21 ottobre 2011

Intercettazioni, un istituto processuale indefettibile


Il mondo dell’informazione e della politica sono da parecchi mesi in conflitto tra loro intorno al tema delle intercettazioni. Non volendo intraprendere un esame sul merito del disegno di legge (all'esame del Parlamento in questo periodo), sulla sua necessità e sulla sua portata, ci limiteremo qui di seguito ad un'analisi dell'istituto processuale ad oggi e dei diritti costituzionali con cui confligge.
L'intercettazione di conversazioni, tra presenti (intercettazioni ambientali) o comunicazioni tra assenti (ad es. via telefono, via e-mail), è un mezzo di ricerca della prova tipico, in quanto previsto e disciplinato dall'art. 266 e seguenti del codice di procedura penale. E’ uno strumento che può essere adoperato solamente in procedimenti relativi a determinati reati previsti dalla legge, e solo in presenza di ulteriori presupposti oggettivi, quali gravi indizi di reato e la assoluta indispensabilità dell'intercettazione ai fini della prosecuzione delle indagini.

venerdì 30 settembre 2011

Cosa sono le mutilazioni genitali femminili?

Il problema delle mutilazioni genitali femminili (MGF) si è imposto, in tempi piuttosto recenti, all'attenzione della Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che l'ha elevato a tema sanitario di interesse mondiale, fornendo classificazioni per inquadrare il fenomeno. Esso è anche sempre più sentito in Italia, soprattutto per via della crescente immigrazione di popoli culturalmente differenti.

Le MGF sono lesioni personali sulle donne, praticate in età differenti (infanti-bambine-adolescenti), a seconda delle tradizioni nei vari Paesi, e con tecniche diverse.
Sono una pratica molto risalente nel tempo, attuate da secoli in molte comunità africane (in Egitto ci sono riscontri addirittura su certe mummie), con giustificazioni culturali. La donna che non viene sottoposta a tali trattamenti viene infatti emarginata dalla sua comunità e non è "appetibile" come sposa.
E' importante sottolineare, per non fare confusione, che le MGF sono una pratica che nulla ha a che vedere con la religione islamica, infatti nessun versetto coranico o altre fonti prevedono la necessità o l'opportunità di tali pratiche. Esse sono frutto di una antica tradizione culturale.

martedì 30 agosto 2011

Diritto al matrimonio e condizione giuridica dello straniero in una recente sentenza della Consulta

La Corte Costituzionale lo scorso 25 luglio ha dichiarato incostituzionale, con la sentenza n. 245, l'articolo 116 del codice civile, limitatamente alle parole del primo comma "nonché un documento attestante la regolarità del soggiorno nel territorio italiano". L'articolo in questione venne modificato dalla legge n.94 del del 2009 "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica" (conosciuto come "pacchetto sicurezza") che aveva posto quale  condizione per le pubblicazioni del matrimonio, da parte dell'ufficiale di stato civile, l'esibizione di una regolare documentazione attestante il soggiorno in territorio italiano nel caso in cui uno o entrambi i nubendi fossero cittadini stranieri.