Il problema delle mutilazioni
genitali femminili (MGF) si è imposto, in tempi piuttosto recenti,
all'attenzione della Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che l'ha
elevato a tema sanitario di interesse mondiale, fornendo classificazioni per
inquadrare il fenomeno. Esso è anche sempre più sentito in Italia,
soprattutto per via della crescente immigrazione di popoli culturalmente differenti.
Le MGF sono lesioni
personali sulle donne, praticate in età differenti
(infanti-bambine-adolescenti), a seconda delle tradizioni nei vari Paesi, e con
tecniche diverse.
Sono una pratica molto risalente nel tempo, attuate da secoli in molte comunità
africane (in Egitto ci sono riscontri addirittura su certe mummie), con
giustificazioni culturali. La donna che non viene sottoposta a tali trattamenti
viene infatti emarginata dalla sua comunità e non è "appetibile" come
sposa.
E' importante sottolineare,
per non fare confusione, che le MGF sono una pratica che nulla ha a che vedere
con la religione islamica, infatti nessun versetto coranico o altre fonti
prevedono la necessità o l'opportunità di tali pratiche. Esse sono frutto di
una antica tradizione culturale.
L'OMS le ha classificate in
tre ipotesi tipiche, ordinate secondo maggior gravità, e una residuale: Clitoridectomia
(asportazione della punta del clitoride), Escissione (asportazione del
clitoride e taglio totale o parziale delle piccole labbra), Infibulazione
(asportazione del clitoride, delle piccole labbra, di parte delle grandi
labbra con cauterizzazione, cui segue la cucitura della vulva,
lasciando aperto solo un piccolo foro) e residualmente ogni altra tecnica che produca
gli stessi effetti.
Come detto, le MGF, oltre ad
andare ovviamente contro la libertà e dignità umana, creano problemi di tipo
sanitario sia immediati (morte, infezioni) sia successivi (ad esempio in sede di
gravidanza e parto).
In Italia, come in altri
paesi europei fino a poco tempo fa non era previsto un autonomo reato e
la pratica di MGF rientrava nel campo di applicazione delle lesione
personali, spesso aggravate. Inoltre c'era (e c'è tutt'ora) il problema della
conoscenza delle notizie di tali reati da parte dell'autorità giudiziaria: i
soggetti (autori e vittime) tendono infatti a tenersi lontani dai normali
circuiti sanitari ospedalieri per tali pratiche.
Il Parlamento Europeo
nel 2001 ha adottato una risoluzione sulle MGF che impone agli Stati membri di
agire in una triplice direzione. Innanzitutto viene previsto l'obbligo di
prevederle come autonomo reato penale, in secondo luogo viene richiesto
di amplificare i controlli per individuarle ed, in terzo, impone di
agire per consentire un abbandono spontaneo delle mutilazioni da parte delle
comunità ad esse votate, attravarso un cambiamento culturale.
Il risultato sull'ordinamento giuridico italiano fu l'introduzione nel 2006 dell'articolo 583-bis del
Codice Penale, rubricato "Pratiche di mutilazione degli organi
genitali femminili":
comma 1: "Chiunque, in assenza di
esigenze terapeutiche, cagiona una mutilazione degli organi genitali femminili
è punito con la reclusione da quattro a dodici anni. Ai fini del presente
articolo, si intendono come pratiche di mutilazione degli organi genitali
femminili la clitoridectomia, l'escissione e l'infibulazione e qualsiasi altra
pratica che cagioni effetti dello stesso tipo."
La norma riprende, a titolo
esemplificativo, la classificazione proposta dall'OMS con la clausola residuale
che include "qualsiasi altra pratica che cagioni effetti dello stesso
tipo" e punisce qualunque autore (medico e non) con una pena da 4 a
12 anni di carcere. Opportunamente è fatta salva, con esclusione dal divieto,
la possibilità che le MGT avvengano per esigenze di cura (si pensi al
caso di un tumore genitale).
comma 3: "La pena è aumentata di un terzo quando le pratiche di cui
al primo e al secondo comma sono commesse a danno di un minore ovvero se il
fatto è commesso per fini di lucro."
Vengono previste due
circostanze aggravanti la seconda delle quali è ipotizzabile venga sempre (o
quasi) invocata, dirigendosi generalmente le mutilazioni verso soggetti minori
di età.
comma 4: "Le disposizioni del presente
articolo si applicano altresì quando il fatto è commesso all'estero da
cittadino italiano o da straniero residente in Italia, ovvero in danno di
cittadino italiano o di straniero residente in Italia. In tal caso, il
colpevole è punito a richiesta del Ministro della giustizia."
Il legislatore si fa qui
carico di alcuni episodi realmente avvenuti nella pratica in cui soggetti, ad
esempio il padre, portavano la figlia all'estero per sottoporla a mutilazioni
per poi tornare in Italia. Alcuni di questi casi "di confine" giunti
davanti ai nostri tribunali hanno sucitato un grande dibattito intorno allo
spazio che deve essere concesso alla libertà culturale delle persone
rispetto all'obbligo per queste di osservare le regole dello
Stato in cui vivono, senza aggirarle. Perciò l'ambito di applicazione della
norma è esteso ai fatti commessi all'estero da un autore che sia cittadino italiano
o, più facilmente, uno straniero residente in Italia. Inoltre sono puntiti
anche i fatti commessi all'estero in cui la vittima sia una cittadina italiana
o ivi residente (è qui il caso dell'esempio).
La libertà di cultura è un
valore da tutelare riconoscendo pari dignità sociale al diverso e alle sue
tradizioni. Tuttavia le MGT sono pratiche che non possono trovare spazio in un
ordinamento come il nostro, votato alla tutela della libertà, fisica e
psichica, della donna e alla sua autodeterminazione individuale. Inoltre
basta citare l'articolo 32 della nostra Costituzione tutela la salute
come diritto fondamentale dell'esere umano, per capire che c'è un muro
insormontabile per le MGT che, ci auguriamo vengano presto abbandonate
attraverso uno spontaneo cambiamento culturale e non solo attraverso il mezzo
repressivo della norma penale.
Collegamento per un articolo che analizza le relazioni tra ordinamenti quando ci sono "punti" di contatto tra di essi leggete: L'Italia da paese di emigrazione a uno di immigrazione nell'evoluzione del diritto
Per un'analisi delle principali conquiste giuridiche delle donne in Italia potete leggere: L'emancipazione della donna nel diritto
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