venerdì 30 settembre 2011

Cosa sono le mutilazioni genitali femminili?

Il problema delle mutilazioni genitali femminili (MGF) si è imposto, in tempi piuttosto recenti, all'attenzione della Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che l'ha elevato a tema sanitario di interesse mondiale, fornendo classificazioni per inquadrare il fenomeno. Esso è anche sempre più sentito in Italia, soprattutto per via della crescente immigrazione di popoli culturalmente differenti.

Le MGF sono lesioni personali sulle donne, praticate in età differenti (infanti-bambine-adolescenti), a seconda delle tradizioni nei vari Paesi, e con tecniche diverse.
Sono una pratica molto risalente nel tempo, attuate da secoli in molte comunità africane (in Egitto ci sono riscontri addirittura su certe mummie), con giustificazioni culturali. La donna che non viene sottoposta a tali trattamenti viene infatti emarginata dalla sua comunità e non è "appetibile" come sposa.
E' importante sottolineare, per non fare confusione, che le MGF sono una pratica che nulla ha a che vedere con la religione islamica, infatti nessun versetto coranico o altre fonti prevedono la necessità o l'opportunità di tali pratiche. Esse sono frutto di una antica tradizione culturale.

lunedì 26 settembre 2011

Imminente intervento dell'AgCom a tutela della proprietà intellettuale: quali le linee guida?

Corrado Calabrò, presidente dalla Autorità garante delle comunicazioni, è intervenuto recentemente, con un articolo sul quotidiano online Corriere delle Comunicazioni, per delineare quelle che potranno essere le future linee guida sul contrasto tra diritto di autore e libertà di diffusione dei contenuti sul web.
La domanda di fondo iniziale che viene posta è se "la fruizione diffusa e senza impacci dell’opera dell’ingegno (in internet) - che vogliamo tutti - possa strangolare il diritto al compenso per il creatore dell’opera? E se non si avvizzisca così alla radice la creatività, ch’è la maggiore risorsa di ogni società?"

mercoledì 14 settembre 2011

Violazioni dei diritti umani nelle carceri?





L'Italia è uno stato democratico, membro dell'Unione Europea, dell'ONU e di molte altre organizzazioni internazionali a difesa dei diritti umani, firmataria di appelli contro la pena di morte, in prima linea per ogni manifestazione pro libertà e democrazia, ma siamo sicuri che  sia, anche al suo interno, realmente un paese civile?  Se dovessimo rispondere a questa domanda guardando nelle carceri sparse sul nostro territorio ci renderemmo tristemente conto di una cruda realtà e la risposta da dare sarebbe negativa. 

In particolare nel carcere di Lecce, dove il sovraffollamento porta alla convivenza di tre detenuti in una cella da uno, è stato il magistrato di sorveglianza a decretare l'inciviltà della struttura per la violazione di norme di diritto positivo penitenziario e dei più basilari diritti umani.

venerdì 9 settembre 2011

Italia criticata dal Commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa

E' apparso oggi su "La Stampa" un bel corsivo di Vladimiro Zagrebelsky, magistrato e giudice della Corte europea dei diritti dell'uomo fino al 2010, che prende posizione sulla recente vicenda che ha visto la politica italiana oggetto di critiche da parte di una relazione del Commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa. Quest'ultima è una organizzazione internazionale, distinta dalla Unione Europea, il cui scopo principale è garantire la tutela dei diritti dell'uomo.
La CEDU ossia la "Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali" firmata a Roma il 4 novembre 1950 è il primo e più importante prodotto della organizzazione rispetto a tale obiettivo.  La sua effettiva realizzazione è demandata soprattutto alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo con sede a Strasburgo, il cui compito principale è interpretare e applicare tale convenzione.

Come inizia Zagrebelsky: "Chi aprisse in questi giorni la pagina web del Commissario ai diritti umani del Consiglio d’Europa, sarebbe subito colpito dal primo grande titolo, che dice: «L’Italia deve proteggere meglio i diritti dei rom e dei migranti»."  

martedì 6 settembre 2011

La tortura è punita?


E' da alcuni giorni sui giornali la notizia di un uomo italiano arrestato per aver torturato la compagna assillato dai sospetti sulla sua fedeltà. L'uomo ha segregato in casa la vittima, legandola con catene al letto, per ben tre settimane durante le quali ha proceduto ad una serie di sevizie. Secondo l'articolo apparso su “Il Corriere della Sera” (link sotto) : “la donna presentava vistose tumefazioni al volto e alle gambe. È stata lei stessa a spiegare ai poliziotti che Z.S., ossessionato dalla gelosia, l'aveva legata al letto con catene e lucchetti, sottoponendola a percosse, bruciandola con sigarette, infierendo con un'arma da taglio e somministrandole degli psicofarmaci”.
Al di là della crudeltà che traspare da questa breve descrizione, le azioni che la donna ha dovuto subire non possono essere altrimenti definite che con il termine di “tortura” definito, infatti, sul dizionario "Sabatino Colletti" come "qualsiasi atto crudele e violento commesso sul fisico o psiche di una persona per brutalità, sadismo, vendetta".
L'uomo è stato accusato di sequestro, lesioni personali (che sicuramente saranno aggravate dal compimento con "sevizie e crudeltà") e sequestro di persona. Non per tortura. Come mai??