Ripudio dei propri governi

"Quale governo, si domanda, è il migliore? Quello che ci insegna a governarci da soli."     -     Johann Wolfgang von Goethe

In un presente cosi turbolento, scolpito giorno dopo giorno da sempre nuove e crescenti manifestazioni di rivolta contro i propri governi, questa domanda di J. W. Goethe - pensatore e scrittore del XVIII secolo - pare decisamente attuale.

Senza distinzioni geografiche, dall'Africa, con i numerosi e violenti focolai di rivolta nei vari Stati del Maghreb,  all'Europa,  dove rappresenta ormai un record mondiale il caso del  Belgio (nel quale sono ormai più di 8 i mesi trascorsi senza che sia stato nominato un nuovo esecutivo dopo la caduta del precedente). Dal sud al nord, dai paesi sostanzialmente democratici a quelli solo ufficiosamente tali, si è levato un vento di democrazia. Non si sa da dove spiri ma si conosce sicuramente dove vuole giungere.

Molti popoli nelle piazze principali delle loro capitali stanno oggigiorno manifestando, anzi combattendo e morendo, per un nuovo governo. Sono stufi, esausti di chi li rappresenta, di chi decide per loro da anni, da decenni e desiderano nuovi leader, nuovi politici per il loro Paese. Ma perché un governo non piace? Perché volerne un altro con cosi tanto ardore?

Un governo che non lavora per l'interesse generale, un governo poco trasparente, ma soprattutto senza limiti costituzionali nel suo potere di prendere le decisioni causa sofferenze, abusi e soprusi. Quando si lascia il popolo all'oscuro dei meccanismi istituzionali, quando manca una pluralità di informazione idonea a creare coscienze libere e laddove viene meno qualsiasi opposizione politica, si instaura una dittatura, magari anche sotto le vesti di libere elezioni. La storia, fin dalla rivoluzione francese, ci insegna in numerosi capitoli che c'è solo un modo, uno strumento efficace nelle mani dei singoli cittadini per farsi sentire, per esporre il proprio malcontento, facendo echeggiare le scritte dei loro cartelloni nel mondo intero: unirsi e, pubblicamente, mostrare un univoco dissenso.

Milioni di persone non si possono fermare. Una folla è paragonabile alle più grandi forze della natura e come esse si propaga, si accresce e quando si infrange ha una forza distruttiva sulle cose che nessuna sarà più come prima. Il mare o il fuoco sono difficilmente domabili, l'uomo per fermarlo lo si deve uccidere oppure lo si deve privare della coscienza (poca è la differenza).
Le parole libertà e democrazia vanno di pari passo, la ricerca dell'una comporta l'utilizzo dell'altra e viceversa. Per raggiungere infatti la maggior libertà possibile l'instaurazione di un regime democratico è sicuramente la via più garantista, per ottenere invece la democrazia sono necessarie libere elezioni e i liberi voti di ogni individuo.
E così in un crescendo di energie positive e negative che si moltiplicano esponenzialmente, molti Paesi si trovano oggi in una situazione di stallo, di attesa, di non equilibrio. E ci si chiede quale governo sia il migliore? Quale desiderare e come formarlo?
Il termine governo (dal verbo latino gubernare, 'reggere il timone') si riferisce in un senso stretto all'organo costituzionale posto a capo del potere di indirizzo politico ed esecutivo. Ma la sua "giustezza", la sua capacità di esistere e ben governare, credo si possa stabilire solo a posteriori dalla sua formazione, in base ai risultati che sono stati perseguiti e raggiunti. Non esistono dei canoni valutativi e nemmeno dei voti o delle insufficienze da poter assegnare a questo o a quel governo preventivamente ed in via astratta, bensì è solo il consenso o il malcontento del popolo che rappresentano lo specchio della efficienza o meno di uno Stato intero.
Solo quel governo che rende informati, consapevoli dei propri diritti, liberi di esprimere le proprie idee e la propria professionalità, solo quel governo che permette ai suoi governati di pensare e di mettere a frutto i propri desideri e soddisfare i bisogni potrà godere della stabilità. Il consenso democratico è il fattore che, se presente, discrimina tra governi migliori o peggiori. Il consenso non si può imporre, bensì si crea.


Collegamento ad un altro articolo del blog che parla del popolo (governato) e del governo (governante) e del rischio che il primo si trasformi in massa uniformata senza identità alcuna: Da popolo omogeneo a massa eterogenea.


Collegamento ad un post di Leggendoci, sul diritto e letteratura, di cui riporto un tratto saliente in quanto collegato a quanto detto fin'ora: "Sovrano è chi decide sullo stato di eccezione. Questo stato si contrappone allo stato di diritto, perché si configura come una situazione in cui il diritto è sospeso. E' una sospensione del diritto paradossalmente legalizzata (un ius-stitium che è differente dalla dittatura. E' innegabile come questo stato d'eccezione sia molto diffuso nella realtà di oggi". continua in... L'ambiguità della sovranità


Un post collegato del blog di cui consigliamo la lettura è il seguente, dedicato alla ricerca di sovranità delle donne laddove solo gli uomini hanno il potere: Quote rosa nei consigli di amministrazione: nuovo disegno di legge 


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