lunedì 11 ottobre 2010

Terre di nessuno: luoghi di esportazione

Forse non sapevate che...
Nel periodo delle grandi colonizzazioni delle Americhe, a partire dal 1492 e durante il secondo colonialismo dei paesi europei (soprattutto in direzione del continente africano e asiatico), il concetto fondante sulla base del quale furono legittimate, dal punto di vista giuridico, tali "invasioni" fu che le terre occupate fossero "terre di nessuno".
Nonostante la presenza di popolazioni autoctone, talvolta anche numerose, queste venivano considerate come inesistenti o meglio, incapaci di rappresentare in modo stabile ed effettivo, attraverso un governo, un soggetto di diritto (uno Stato). Una visione dovuta dalla presunta inferiore civilizzazione di questi popoli, che occupando per l'appunto territori "res nullius" (cose di nessuno, legittime di appropriazione altrui) potevano essere assoggettati a colonizzatori stranieri, in particolare europei, col pretesto di esportare propri superiori valori di civilizzazione.
Proprio tale concetto di "supremazia" dei conquistatori fu affiancato al primo, quello di inesistenza uno Stato,  come caposaldo giuridico della conquista, dovuta in realtà da ben altri motivi di ordine economico e politico, dimostrati dagli sfruttamenti di materie prime e risorse umane e dalla sottomissione, spesso violenta, dei popoli indigeni. 
Grazie alle spinte espansionistiche dei Paesi, all'abilità di naviganti avventurieri e alla bramosia degli investitori verso quei mondi ricchi e inesplorati, vennero distrutte civiltà e furono ridisegnati confini centenari con matita e righello sulla cartina; ciò avvenne per le Americhe e ancora di più in Africa, dove ancora oggi guardando un mappamondo si notano le linee risultato di spartizioni  al tavolo.
Fa sorridere che molte delle stragi compiute da stati quali la Spagna e il Portogallo nelle Americhe furono legittimate in virtù di autorevoli bolle papali per "esportazione" dei valori cattolici.
 
Per un collegamento leggi anche: "diritto e leggenda..."  

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