Le regole giuridiche si susseguono tanto più velocemente quanto più in fretta cambia la società. Il diritto è figlio, in primo luogo, del contesto socio-politico in cui vengono concepite e, successivamente, scritte le norme. Tuttavia sussiste una differenza importante tra cambiamento sociale e cambiamento giuridico pur se il secondo dipende in buona parte dal primo: la società muta in quanto muta il modo di pensare delle persone e il loro modo di rapportarsi reciprocamente, ma le norme giuridiche non sono esseri animati, non pensano e non mutano da sole. Esse, per lo meno nella concezione classica di norme astratte, sono potenzialmente senza tempo e da sole non sono in grado di modificarsi. Ciò comporta almeno due conseguenze importanti: una loro inevitabile e veloce caducità (ossia le norme invecchiano celermente) e un continuo bisogno di sostituzione delle stesse (colmando lacune legislative o evolvendo discipline già esistenti).
Perciò saranno il legislatore, il giudice o il giurista a interpretare i cambiamenti della società individuando ed eliminando le norme vecchie ed introducendone di più moderne e, dove vi siano lacune, di nuove.
Sebbene scorrendo il nostro ordinamento si possano ritrovare ancora norme vetuste ed in quanto tali o non più usate o non adatte allo scopo che dovrebbero perseguire, in gran parte il diritto è stato modificato e adattato alle nuove esigenze sociali. Esempi sono le evoluzioni del diritto di famiglia (da una concezione patriarcale ad una egualitaria dei coniugi) con l'introduzione del divorzio e dalla potestà genitoriale di entrambi i genitori; in ambito economico, con la creazione di nuovi modelli societari, anche unipersonali, e la ricerca di soluzioni normative sovranazionali che permettano di affrontare la globalizzazione; in ambito tecnologico, con il "nuovo mondo" della rete che pone continuamente nuovi problemi i quali pian piano vengono affrontati e risolti dalla legge e dagli stessi utenti e così via...
Un ambito importante di questa "modernizzazione" del diritto che ho tentato di delineare sopra si è avuto con le "depenalizzazioni". In poche parole dei comportamenti che prima integravano illeciti penali, cioè reati, sono stati declassati a illeciti amministrativi e quindi la sanzione inflitta per la loro esecuzione è una sanzione amministrativa pecuniaria e non più una pena. Ciò comporta diverse conseguenze giuridiche, ad esempio sul piano processuale, ma soprattutto crea una minor "stigmatizzazione" sociale verso gli autori. La logica della depenalizzazione è proprio quella di adattare il diritto penale alla società mutata nel corso del tempo: fatti che prima erano percepiti come più gravi dalle persone oggi non lo sono più e la legge, legittimata dalla sovranità popolare, deve rispecchiare le nuove volontà. Un esempio enorme di depenalizzazione sono state le violazioni al codice della strada divenute quindi illeciti amministrativi nonostante nel linguaggio comune si siano mantenuti i termini impropri di "multa" e "contravvenzione" tipicamente di stampo penalistico.
Per fare un altro esempio possiamo prendere l'articolo 724 del Codice Penale. Ancora oggi vi troviamo scritta una regola che parrebbe affermare il reato di bestemmia.
Chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la Divinità (...) è punito con l’ammenda da lire ventimila a seicentomila(...).
Tuttavia, pur se è stato mantenuto nel codice penale, è stato depenalizzato il reato di bestemmia e oggi è anch'esso solo un illecito amministrativo. E' importante sottolineare comunque che "depenalizzazione" non significa che ciò che non è più reato si possa fare senza conseguenze. Il nostro ordinamento conosce infatti altri tipi di illecito: quello civile e quello, per l'appunto, amministrativo. Perciò, in caso di bestemmia pubblica oggi, invece di procedere ad un dibattimento in tribunale, la questione finisce dal Prefetto che si occupa dell'illecito amministrativo e della relativa sanzione che oscilla tra i 51 e i 309 euro. Inoltre poiché, come detto, la bestemmia non è sparita dal codice penale, sono ancora previste denunce e indagini preliminari della Procura e Forze dell'Ordine.
La "depenalizzazione" della bestemmia risponde ad una modifica del costume sociale verso una maggior laicità della vita pubblica oltreché, probabilmente, un minore attaccamento religioso degli individui. Tuttavia ancora oggi si assiste ad episodi in cui la stigmatizzazione sociale per chi bestemmia in pubblico è molto forte: recente è il caso "espressioni blasfeme pronunciate in più puntate dai concorrenti" durante il Grande Fratello che ha portato ad una sanzione dell'AgCom nei confronti del programma di 51.6400 euro.
Collegamento ad un post in cui si guardano le cose da una prospettiva opposta: il giuramento decisorio come un istituto rimasto immutato ed inadatto ad una società e ad un processo moderni. Per leggere l'articolo potete andare QUI
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Collegamento ad un post che tratta dell'avvicinamento del diritto ai temi sociali. Per capire come si sia passati dal formalismo giuridico (che considerava il diritto autonomo) alle teorie postmoderniste: Una metafora per spiegare il rapporto diritto-società
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Vorrei segnalare, per un approccio discorsivo e stimolante al mondo del diritto e della Politica, il blog dirittoedemocrazia.wordpress.com
RispondiEliminaAuguri per il vostro futuro
Grazie per la segnalazione, andiamo di sicuro a dare più che una sbirciata:-) a presto..
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