venerdì 8 aprile 2011

La ragionevolezza di una tassa: l'ultima sui carburanti

Riprendendo una domanda di Marzio Galeotti, professore ordinario di economia, 
"che ci azzecca la benzina con la cultura?"
Ebbene da qualche giorno a questa parte bisogna rispondere che qualcosa in comune ce l'hanno ed in particolare la prima è divenuta strumentale per la realizzazione della seconda. Proprio così: si è aumentato il costo della benzina per permettere lo sviluppo della cultura. Ora spiego come sia possibile.Ad oggi per finanziare il Fondo unico per lo spettacolo (Fus) il governo ha deciso di aumentare l’accisa sui carburanti. Le maggiori entrate che questa nuova imposta produrrà permetteranno la messa in opera degli interventi e finanziamenti nel settore della cultura adottati con il decreto legge del 31 marzo numero 34. 
Il rincaro, si dice, sarà nell’ordine di 1-2 centesimi al litro. «Il tax credit (sarebbe il credito d'imposta, ossia un credito di cui titolare sia il contribuente nei confronti dell'erario dello Stato) per lo spettacolo era stato finanziato con l’aumento di un euro del biglietto di ingresso al cinema che aveva preoccupato gli esercenti cinematografici», ha spiegato Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. «Abbiamo abolito l’euro di aumento e finanziato stabilmente il tax credit con parte di un modestissimo aumento delle accise della benzina. Un piccolo sacrificio di uno o due centesimi, che tutti gli italiani saranno lieti di poter fare».
Dopo aver rinunciato ad effettuare i tagli alla cultura, il Governo ha deciso di inasprire la tassazione sui carburanti, dopo aver cancellato però la precedente previsione di una tassa di un euro sul biglietto del cinemaDecisione quest'ultima considerata inconsulta da tutti e per questo immediatamente abolita.
E' inevitabile che in un periodo di crisi, di indebitamento dello Stato e in un momento di ripresa che stenta a realizzarsi, accanto ai tagli di bilancio che riducono le spese, lo strumento delle tasse sia di sicuro il più idoneo e rapido per aumentare le risorse economiche dello Stato. La tassazione che sta colpendo i cittadini italiani è però alquanto disorganica e eterogenea. Si sente parlare di tassa sul turismo (come abbiamo evidenziato nel precedente post "Federalismo municipale: pregi e difetti della nuova imposta di soggiorno"- link sotto), di imposta municipale unica (IMU), di tasse sul biglietto del cinema, e ora tasse sui carburanti. In un climax crescente che vede un elenco di tasse in aumento su beni, la cui fruizione è alquanto diffusa, sebbene ancora non si tratti di beni primari. D'altronde solo i sovrani avevano il potere di imporre le tasse sul pane, bene primario per eccellenza del popolo. Chi dice che la benzina non lo sia?
Questo inasprimento della tassazione - non bisogna dimenticarlo - non è il solo, bensì si inserisce in un aumento generalizzato del costo di molti servizi, a partire da quello dei trasporti pubblici. L'imposizione fiscale è solo un esempio di come i cittadini siano colpiti dalla crisi. 
Ma occorre farsi delle domande a riguardo. Si tratta di una tassazione dei carburanti, in linea con la tradizione, al solo fine di fare cassa. Spesso si è ricorso nel passato a questo strumento autoritativo, come estrema ratio, per affrontare disastri ambientali o missioni militari, dato che permette di sostenere un esborso economico che incide in modo diffuso e collettivo. E ora questo sacrificio unanime è richiesto per il rifinanziamento del patrimonio del Fus. Lodevole obiettivo indubbiamente, ma il mezzo per raggiungerlo non è forse il più idoneo, soprattutto per i "consumatori", che in questo caso sono gli italiani tutti.
Con questa imposta sui carburanti si sono indubbiamente voluti evitare i tagli alla cultura, ma - bisogna sottolineare - che questi non sono gli unici previsti. Cosa fare allora con i tagli agli stipendi di alcune categorie di dipendenti pubblici? Si dovrebbe imporre una nuova tassa su tutti i cittadini per evitarli?
Infine considerati i prezzi attuali dei carburanti, veramente esorbitanti, e la frequenza con cui un cittadino fa rifornimento, si capisce chiaramente come il sacrificio richiesto agli utenti sia tutt'altro che piccolo, e nessun italiano sarà lieto di dare il proprio contributo. Oltretutto un ulteriore rincaro della benzina, seppur minimo, rischia di avere ripercussioni sul tasso di inflazione (essendo essa uno dei beni che vengono considerati per il suo calcolo), con danni enormi per la collettività. L'inflazione indica infatti un generale aumento continuo dei prezzi di beni e servizi in un dato periodo di tempo che genera una diminuzione del potere d'acquisto della moneta (cit. Wikipedia).
  
Per un precedente articolo (summenzionato) in cui si descrive nel dettaglio, mettendone in evidenza i pregi e le problematiche giuridiche, la nuova imposta di soggiorno introdotta con il cd federalismo fiscale municipale potete andare QUI

Riporto il link del decreto legge: D.L. 34/2011.


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9 commenti:

  1. Indubbiamente ingiusta ed ingiustificata questa nuova tassa imposta agli italiani. Per informazione, il presso della benzina in Italia è sempre stato più alto rispetto a vicini come la Svizzera perchè già prima di quest'ultima sul carburante c'erano già applicate altre tasse!

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  2. mi permetto di fare l'elenco delle accise sul carburante:

    1,90 lire per il finanziamento della guerra di Etiopia del 1935
    14 lire per il finaziamento della crisi di Suez del 1956
    10 lire per il finanziamento del disastro del Vajont del 1963
    10 lire per il finanziamento dell’alluvione di Firenze del 1966
    10 lire per il finanziamento del terremoto del Belice del 1968
    99 lire per il finanziamento del terremoto del Friuli del 1976
    75 lire per il finanziamento del terremoto dell’Irpinia del 1980
    205 lire per il finanziamento della guerra del Libano del 1983
    22 lire per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996
    39 lire per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004.

    sommando tutto l'aggravio sul costo del carburante è di circa 25 centesimi al litro e secondo indagini fatte da "finanza utile" 1 centesimo di accisa equivale a 20 milioni al mese per lo stato.

    quest'ultima trovata del governo la trovo vergognosa perchè si colloca in un clima in cui il petrolio schizza a 110 dollari al barile e le compagnie petrolifere fanno gli aumenti che vogliono applicando rincari esagerati ad ogni minima fluttuazione del prezzo dell'oro nero.
    mi chiedo davvero quanto fosse necessario...

    comunque proprio un bell'articolo!
    complimenti!

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  3. sicuramente in un periodo di crisi, di fronte ad emergenze reali, la valutazione dei costi/benefici dovrebbe cedere il passo, e a molti verrebbe da dire che per la cultura è necessario fare tutti un passo indietro, fare cioè un piccolo sacrificio... ma qui è una cosa diversa... stiamo parlando di un settore, quello della cultura, che con il suo patrimonio su tutto il suolo italiano (musei, siti archelogi oltrechè teatri e cinema di cui si parla) dovrebbe essere capace di autofinanziarsi da solo e renedere ricca tutta l'Italia senza bisogno alcuno di essere dipendente come stato da altri paesi... ma questi sono ragionamenti troppo complessi e attuabili solo nel medio o lungo periodo... una tassa in più è, al contrario, sicuramente più veloce ed immediata...

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  4. concordo...quasi sembra una barzelletta, che la magnifica Italia che tutti ci invidiano, debba finanziarsi sulla supercostosa benzina...

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  5. pensando ai costi dei musei o del teatro se effettivamente la cultura ha bisogno di tutti i soldi che chieda. possibile che per finanziarsi la scala debba fare prezzi esorbitanti per ogni spettacolo? o che a teatri come l'arcimboldi un biglietto possa costare anche più di 40 euro?

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  6. a me viene sempre in mente la seguente immagine: quando si va in libreria per comprarsi un libro o per fare un regalo (un libro è un regalo facile veloce ed economico pensano in molti), appena si guarda il retro della copertina e si legge il prezzo, ci si chiede come mai costi cosi tanto un libro (sebbene il costo sia dai 15 ai 30 euro circa). ma come mai non ci poniamo la stessa domanda di fronte alle etichette di qualsiasi marca di abbigliamento? i libri, i biglietti del teatro, quelli del cinema costano è indiscusso, ma mai come altri oggetti materiali e per questo caduchi... la cultura almeno rimane in noi stessi, anche dopo aver posto un libro nella libreria...

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  7. i costi della cultura in Italia non permettono di usufruirne facilmente! Io personalmente preferisco spendere quei 15 30 euro per due libri che per un paio di scarpe! ciò non toglie che la cultura non sia a portata di tutti!!!! iniziative culturali poco pubblicizzate, giornali e riviste specializzate irraggiungibili per i prezzi sproporzionati....e così via!

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  8. hai ragione: i costi della cultura in Italia sono eccessivi. Soprattutto se pensiamo alle scarsissime facilitazione che, rispetto ad altri paesi europei, sono previste per gli studenti. Ricordo ancora quando andai a Monaco di Baviera a visitare il Deutsche Museum (un importantissimo e grande museo della scienza e della tecnica) e pagai 2 euro l'ingresso con una riduzione notevole. A palazzo reale a Milano (città cara per la vita ma non la più eccessiva per l'arte e turismo) le mostre, piccoline, costano in media 7 euro per gli studenti. Questo è un esempio, ma ne potrei fare altri, di come isi possa incentivare più o meno la cultura.
    Poi il fatto che uno sia disposto o meno a spendere per andare al cinema, al teatro, in libreria, ad una mostra piuttosto che comprarsi vestiti è un discorso personale e soggettivo. Si può biasimare ma non criticare. Si potrebbe forse se vi fossero degli incentivi reali, allora si si potrebbe dire: "tu sbagli a non sfruttarli!"
    Certo si dice che la cultura non ha prezzo ma non vedo perché bisogna sempre intendere questa frase nel senso che "si debba essere disposti a pagare qualunque cifra"...

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  9. sentire il proprio Ministro dell'Economia che afferma: "con la cultura non si mangia", è triste... verrebbe da chiederci su quali basi si fonda oramai la nostra società, il mercato, i capitali, gli investimenti, produzione e fatturati... tutto ma non la cultura... anche le università, luoghi di cultura per eccellenza, si stanno "managerializzando"... e verrebbe da riproporre le frasi manifesto della protesta di Mario Savio all'università di Berkeley... noi studenti non siamo raw material, materiale grezzo per un'industria...

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