sabato 19 marzo 2011

Decreto Milleproroghe poco trasparente ma impellente

Quando un termine sfiora le nostre orecchie più volte al giorno è necessario capire di che cosa si tratti. "Milleproroghe approvato!", "Maxi emendamento al Milleproroghe!", "Milleproroghe incostituzionale!", "Fiducia alla Camera, sì al Senato per il decreto Milleproroghe!". Tutte frasi costantemente ripetute nell'ultimo periodo ai telegiornali, nelle rassegne dei giornali e in ogni discussione politica. Ma cosa è? Cosa indicano queste espressioni?
Innanzitutto con decreto Milleproroghe si intende nel gergo politico-giornalistico italiano un decreto legge del Consiglio dei Ministri volto a prorogare o risolvere disposizioni urgenti entro la fine dell'anno in corso. (cit. Wikipedia) 
Un decreto legge consiste in un atto avente forza di legge, adottato in casi straordinari di necessità ed urgenza dal GovernoEntra in vigore immediatamente dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma gli effetti prodotti sono provvisori e precari. Questi atti perdono infatti efficacia sin dall'inizio (cioè retroattivamente) se il Parlamento non li "converte" in legge entro 60 giorni dalla loro pubblicazione. 
L'ultimo decreto di questo tipo è il 225/2010, approvato il 25 dicembre dello scorso anno e, successivamente, convertito e modificato con Legge n.10/2011, pubblicata in Gazzetta  Ufficiale lo scorso 26 febbraio. Proprio intorno a quest'ultima votazione del Parlamento si sono suscitate le polemiche.
Il “Milleproroghe” è una creatura del nuovo millennio di enorme successo. Il primo provvedimento comunemente indicato con questo nome risale al 2005, quello attuale del 201o è il numero otto. Come un appuntamento tradizionale, ogni fine anno viene puntualmente presentato un nuovo decreto legge recante “Proroga di termini previsti da disposizioni legislative”. 
Perchè ogni anno bisogna arrivare col fiato sul collo ed emanare un decreto con una costellazione di commi per prorogare scadenze? Ma non ci insegnano fin da bambini che le promesse si devono mantenere? 
Questa nuova usanza politica non è altro che il frutto del cattivo funzionamento dello Stato. Prontamente infatti sono quasi tutti d'accordo in Parlamento nel fissare nuovi termini di scadenza per adempiere ad obblighi, assunti in precedenza e non adempiuti nei tempi già prestabiliti. Le proroghe riguardano non solo attività o compiti dell’amministrazione pubblica ma anche regole comportamentali per i cittadini (ad esempio i tempi per entro cui abbattere le case abusive o mettere al bando le buste di plastica per la spesa). Essendo necessaria, per la sopravvivenza del decreto, la sua conversione in legge entro una data predefinita è inevitabile che, alle proroghe proposte dal governo, se ne aggiungono parecchie altre suggerite dai parlamentari. La tentazione di inserire misure tra le più disparate è forte. È un modo poco costoso per rispondere alle esigenze di lobby e gruppi di interesse. Basti pensare che quest’anno, con un successivo maxiemendamento, in Parlamento, al testo originario del decreto-legge, costituito da 4 articoli e 25 commi, sono stati aggiunti ben altri 5 articoli e 196 commi.
Si comprende cosi il rischio, che lo stesso Presidente della Repubblica ha evidenziato, di veder confezionata sotto le spoglie di una legge di conversione una nuova finanziaria dai contenuti più disparati. Il Milleproroghe contiene infatti molte nuove norme e non solo semplici proroghe di termini; queste sono visibilmente portatrici di indirizzi di politica economica e di cambiamenti normativi rilevanti i quali, indipendentemente da giudizi di merito sulla loro opportunità o bontà, meriterebbero di essere più ampiamente e lentamente discussi. 
Il decreto di cui si tratta rientra quindi nella categoria degli "omnibus", ossia quei decreti "contenitori" di articoli e commi su svariate materie e dai mille scopi; atti normativi eterogenei che, proprio per la loro necessaria approvazione entro una scadenza, attirano gli interessi più variegati. Difficile che provvedimenti che contengono disposizioni cosi diverse e che devono essere approvati in tempi brevi siano esaminati con la dovuta attenzione sia dal Parlamento che dall’opinione pubblica. E ciò che viene leso è la trasparenza del lavoro parlamentare e la sua conoscibilità proprio da parte dei destinatari delle leggi e di chi elegge i propri rappresentanti legislatori.
Viene meno infine anche la certezza del diritto e la sua conoscibilità da parte dei cittadini, data la inevitabile confusione del testo.  


"Ma la sempre maggiore perdita di ruolo del Parlamento nella produzione legislativa rende inevitabile l’assalto ai pochi convogli che passano e per i quali vi è certezza che giungano a destinazione. Certo che, a conti fatti, ci troviamo con una Legge di stabilità snella (il nuovo nome della legge finanziaria che è stata modificata nel suo contenuto) e un Milleproroghe grasso. Non è detto che ci abbiamo guadagnato". Tito Boeri, professore ordinario all'università Bocconi collabora con La Repubblica, e Giuseppe Pisauro, professore all'università la Sapienza.


Collegamento ad una pagina web che dettagliatamente analizza articolo per articolo le novità del Milleproroghe, per vederla clicca qui.

Come combattere la prassi delle leggi omnibus: prendere esempio da modelli letterari d'oriente. Collegamento ad un articolo: Per fare una legge prendere esempio dagli haiku giapponesi

Collegamento con un altro articolo del post in cui si tratta il tema dei decreti ombinus e della poca correttezza nel fare le leggi "Arbitrato nelle controversie in materia di lavoro: un'opportunità o un obbligo?"

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