"Persino da un banco di imputato è sempre interessante sentir parlare di sé. Durante le arringhe del p.m. e del mio difensore si è effettivamente parlato molto di me... L'avvocato ammetteva la colpabilità, ma con attenuanti; il p.m. denunciava la colpabilità, ma senza attenuanti... A volte ero tentato di intervenire e allora l'avvocato mi diceva: stia zitto, è meglio per lei. Avevano l'aria di trattare la cosa al di fuori di me. Si decideva la mia sorte senza il mio intervento... ma dopo averci riflettuto un po' non avevo da dire nulla."
da Lo straniero
Come nuovo articolo della sezione Law and Literature vogliamo questa volta affrontare direttamente un testo narrativo, in particolare "Lo straniero" di Albert Camus, come esemplificazione della presenza del diritto nella letteratura.
In un post precedente del blog abbiamo parlato delle varie modalità attraverso le quali i libri possono trattare e affrontare le tematiche giuridiche. Riprendendo quanto già scritto riassumiamo qui di seguito le quattro categorie di opere che "si prendono cura" del diritto:
a) le opere letterarie in cui viene descritta estesamente una procedura giuridica, un dibattimento processuale o le indagini preliminari;
b) opere in cui, sebbene non venga descritto un procedimento giuridico formale, una delle figure centrali o il protagonista nella storia è un uomo di legge;
c) opere in cui un corpus specifico di leggi o una norma diventa un tema centrale;
d) opere incentrate sul rapporto tra l'individuo e la ricerca della giustizia.
Nella categoria a) rientra il capolavoro novecentesco che vogliamo qui presentare, limitatamente ai passaggi giuridici e agli episodi che più ci interessano.
"Lo straniero" (titolo originale L'Étranger) è un romanzo, pubblicato nel 1942, dello scrittore e filosofo francese Albert Camus, autore conosciuto e rinomato per le sue tematiche prettamente esistenzialiste, presenti anche nel nostro libro. A noi incuriosisce particolarmente la seconda parte della narrazione in cui il protagonista, di nome Meursault, dopo aver commesso un omicidio, in circostanze all'apparenza tranquille, e con un movente inusuale, viene arrestato, interrogato e condannato alla pena di morte in un crescendo di tensione e introspezione.
Meursault sparò una volta uccidendo un uomo e poi sparò nuovamente altre tre volte sul corpo morto, perché si trovava in uno stato di stordimento sotto il sole infuocato nella spiaggia di Algeri.Ed è in questa situazione di isolamento con sé stesso e con le proprie sensazioni che si svolge una drammatica, quasi epica lotta dell'uomo contro le forze della natura e del destino, una lotta per trionfare sul sole.
Il suo delitto fu un atto inconsulto, un atto assurdo, non presenta infatti spiegazione alcuna né per la scelta della vittima né per il metodo usato. E' incomprensibile sia per il protagonista, che lo compie con la naturalezza di un banale gesto quotidiano, sia per la giuria che, incredula ,dovrà giudicarlo e dichiarare se sia colpevole o meno. Per la valutazione della colpevolezza, il terzo elemento del reato, bisogna aver preliminarmente accertato il fatto (primo elemento), ossia il verificarsi concreto dell'evento delittuoso, e in secondo luogo aver determinato l'antigiuridicità dell'atto (secondo elemento), ossia la sua contrarietà alla legge. Qui le cose risultano molto semplici per gli inquirenti: il colpevole confessa e senza lunghe indagini e alcuna istruttoria hanno inizio i lunghi interrogatori del giudice volti a scoprire il perché di un tale delitto. Ma nulla si riesce ad evincere dalle stringate e assurde risposte del reo. Egli sembra indifferente, estraneo e lontano da quel che gli succede attorno. Afferma in prima persona, nel romanzo, di essere sbigottito dall'interessamento che egli stesso suscita in tanto pubblico di giornalisti, avvocati, giudici.
In una apparente armonia con sé stesso affronta le domande del p.m. e le discussioni con il suo legale, disinteressandosi dell'esito del processo. La frase più frequente nel romanzo è proprio questa: "ça m'était égal" ("per me era lo stesso"). Egli non si difende nemmeno, non prova né rimorsi né paura, il carcere non gli procura sofferenza, la solitudine non gli porta dolore.
Il titolo L' étranger sembra proprio indicare lo stato di alienazione del protagonista. Egli si ritrova straniero sia nell'intreccio del racconto, in quanto estraneo al suo stesso processo, sia alla fine del libro, poiché non è più in armonia con la società, dalla quale viene giudicato come un mostro e condannato a morte. Mersault è un eroe assurdo. La sua lucida coscienza del reale gli permette di giungere alla verità, ossia l'indifferenza del mondo, che Camus definisce "una verità negativa, senza la quale nessuna conquista di sé e del mondo darà mai possibile".
Con la speranza di aver suscitato in voi un po' di interesse per la lettura di questo capolavoro della letteratura vi suggeriamo l'ultimo articolo di Leggendoci dedicato alla pena di morte:
Beccaria e il paradosso della volontà di uccidere
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