L'8 marzo è appena passato e le donne hanno come di consueto festeggiato nel giorno a loro dedicato la giornata internazionale della donna, comunemente detta festa della donna. E' un evento nato nel lontano 1911 con un duplice obbiettivo: da un lato, ricordare e promuovere il processo di emancipazione sociale, politica ed economica che vedono la donna coinvolta e, dall'altro, di denunciare le violenze ad i soprusi a cui è ancora sottoposta in molte parti del mondo.
All'indomani della loro giornata e sulla spinta di questa si profila all'orizzonte una lieta notizia per le donne italiane "in carriera", è stato infatti approvato in Commissione Finanza al Senato un disegno di legge che vorrebbe introdurre una riforma sulla composizione dei consigli di amministrazione (CdA) e consigli di sorveglianza (CdS) delle società per azioni quotate in borsa. In particolare, si vogliono aprire le porte di questi organi - centri nevralgici per l'operato di queste persone giuridiche - ad una maggiore presenza femminile.
Le s.p.a. quotate in Italia rappresentano la minoranza delle società costituite sul nostro territorio ma, al tempo stesso, sono, nel loro insieme, tra le maggiori creatrici di ricchezza del nostro paese. Si pensi, per fare un esempio, che il fatturato attivo in bilancio di una società quotata multinazionale di grandi dimensioni può arrivare ad essere maggiore di quello di uno Stato in via di sviluppo.
Si aggiunga, per essere semplici, che nelle azioni o strumenti finanziari delle s.p.a. quotate vengono investiti gran parte dei risparmi dei cittadini e sono coinvolti gli interessi dei dipendenti lavoratori (che per una quotata, ad esempio la Fiat, possono essere svariate migliaia di persone). Si comprende così facilmente come il CdA, l'organo decisionale di questi colossi, e il CdS, uno degli organi di controllo obbligatori per le s.p.a., siano formati da gruppi di "persone" con notevoli responsabilità pubbliche, oltreché private e personali.
L'istituzione, prospettata dal disegno di legge, di una percentuale obbligatoria di donne nei CdA e nei CdS delle quotate è quindi una dimostrazione non solo di come si cerchi di raggiungere la pari opportunità lavorativa tra uomini e donne ma soprattutto di come il sesso "debole" venga responsabilizzato in maniera forte facendo affidamento, forse, su una capacità femminile di reggere la pressione che spesso manca all'uomo.
Venendo al d.d.l. esso, in pratica, imporrà ai CdA e agli organi di controllo (consigli di sorveglianza) delle società quotate di destinare un quinto dei posti (20%) alle donne a partire dal 2012 e poco meno di un terzo (30%) a partire dal 2015. La promotrice di questa legge è Alessia Mosca, deputata del PD ,insieme a Lella Golfo, del Pdl.
La norma è stata approvata in Commissione ed ora passera al plenum dell'aula Senato per la votazione definitiva che dovrebbe avvenire direttamente senza nessuna discussione ulteriore. Il ddl così, eventualmente, approvato passerebbe poi alla Camera per un ulteriore confronto e votazione così come vuole il bicameralismo previsto nella nostra Costituzione.
Qualunque sarà l'esito di queste votazioni (che auspichiamo positive), ho ritenuto importante segnalare questa iniziativa di legge per diversi motivi.
Innanzitutto noi di Leggendoci abbiamo già trattato il tema dell'emancipazione femminile in un articolo "Emancipazione della donna nel diritto" (link sotto), molto sentito, in cui mettevamo in luce i principali risultati giuridici raggiunti fino ad oggi: affrontiamo quindi sempre con piacere e sensibilità tutte le novità in questo argomento.
In secondo luogo, per mettere in evidenza come sia le grandi manifestazioni del mese scorso, a promozione delle dignità della donna, sia la giornata dell'8 marzo, come simbolo della femminilità, abbiano dato una spinta forte al via libera di questa riforma. Si era infatti in precedenza creata una "empasse" in Commissione Finanza, con la presentazione di un parere negativo del governo riguardo all'entrata in vigore del regime del 30% già dal 2015. Anche questo esempio è istruttivo di come la percezione del sentimento e della volontà popolare da parte dell'autorità sia tenuta in forte conto nell'assunzione delle scelte.
In terzo, ed ultimo, luogo, per ricordare che questa imposizione a favore delle donne, di per sé discriminatoria nei confronti degli uomini, rientra a pieno diritto in quella categoria di "azioni positive" giustificate dalla nostra Costituzione perché si raggiunga l'uguaglianza sostanziale e non solo formale tra i sessi. Per cui, anche se astrattamente già nel momento in cui scrivo sarebbe possibile che nei CdA e nei CdS delle società ci fosse una forte presenza femminile, queste norme sono opportune, proprio perché nella realtà dei fatti non è assolutamente così.
Collegamento all'articolo sopra citato sulla "storia" delle norme giuridiche a favore delle donne: Emancipazione della donna nel diritto
Per un recente articolo del blog in cui si ritrova molto forte il tema della possibile influenza popolare sulla autorità governativa dello Stato (ad esempio nelle recenti rivoluzioni Nordafricane) potete leggere: Ripudio dei propri governi
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Indietro alla pagina Forse non sapevate che
con la speranza che queste quote rosa non siano come le mimose: il regalo di un solo giorno all'anno...
RispondiEliminada donna...
RispondiEliminanon sono del tutto favorevole alle quote rosa.
preferirei metterci alcuni anni in più ma vedere le donne in posti di rilievo non perchè loro assicurati dalle quota rosa ma perchè hanno dimostrato di meritarselo e lottato contro una società che ci agevola.
servirsi delle quota rosa è per me ammettere di non riuscere da sole a cambiare la situazione.
con il sistema che c'è ora è inesistente un'uguaglianza di fatto tra uomo e donna in molti campi e soprattutto nel mondo del lavoro. le quote rosa sono delle azioni positive, di per sè stesse discriminatorie verso gli uomini, che riescono però a riequilibrare un equilibrio che non c'è... non dobbiamo sentirci sminuite se dovessimo accedere a dei posti di lavoro in virtù di una legge, grazie a dei posti prestabiliti, bensì dovremmo cogliere l'occasione per dimostrare...
RispondiEliminama come si fa' ad essere sicure che le donne che verranno scelte per rispettare le quote rosa lo saranno per i loro meriti o semplicemente perchè vi è un obbligo? Non si ha forse il rischio che donne siano scelte in determinate posizioni, visto che c'è un obbligo, solo perchè meno fastidiose di altre e non perchè meritevoli??
RispondiEliminaLe norme sulle quote rosa non sono volte a eliminare eventuali scelte o nomine non meritocratiche o ingiuste nei confronti di altre donne. per la violazione dei requisiti di idoneità o compatibilità delle cariche e dei soggetti all'uopo nominati ci sono altri rimedi. le norme sulle quote obbligatorie per le donne hanno altri fini, giusti e leciti a nostro parere. si cerca con esse di erodere il classismo e maschilismo che domina nel settore dell'industria, delle società e della finanza... la legge serve solo per dare un input affinchè la mentalità che ora c'è (di discriminazione appunto verso le donne) venga col tempo meno, affinchè quei posti obbligatori prestabiliti per le donne ora vengano in futuro assegnati in virtù di una logica scelta, non vincolata. questo è l'auspicio.
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