mercoledì 2 novembre 2011

La proprietà intellettuale è un diritto individuale o una conoscenza condivisibile?


La “proprietà intellettuale” (o "industriale") sta ad indicare il sistema di norme giuridiche volte alla tutela dei beni immateriali, di rilevanza economica, frutto dell'attività creativa ed inventiva umana. Tra questi beni troviamo i segni distintivi dell'azienda (ditta e insegna), il marchio (diritto dei marchi), le opere dell'ingegno artistiche e letterarie (il diritto d'autore), le invenzione industriali, i modelli di utilità e i disegni (rientranti tutti nel diritto dei brevetti). 
La prima denominazione di proprietà accompagnata dall'aggettivo intellettuale (intellectual property, abbreviata IP) è oramai sostituita dalla più moderna terminologia di "proprietà industriale" in virtù degli oggetti squisitamente contemporanei cui fa riferimento, quali l'opera dell'ingegno, invenzione, marchio, brand, design. 
Forte è il conflitto teorico tra i concetti relativi alla proprietà in senso più classico (cioè quella relativa ai beni materiali, ereditata dal diritto romano) e la proprietà di cui trattasi, disciplinata nel nostro ordinamento giuridico dal Decreto Legislativo n. 30 del 2005 (Codice della Proprietà Industriale o c.p.i.), un testo unico che raccoglie tutte le norme attinenti al campo dei brevetti e dei marchi. Resta  fuori da questa opera di codificazione la normativa sul diritto d'autore, il cui riferimento è ancora la legge n. 633 del 1941, con le successive modifiche. 
L'articolo 1 del c.p.i, rubricato "I diritti di proprietà industriale", recita: 
"Ai fini del presente codice, l'espressione proprietà industriale comprende marchi ed altri segni distintivi, indicazioni geografiche, denominazioni di origine, disegni e modelli, invenzioni, modelli di utilità, topografie dei prodotti a semiconduttori, informazioni aziendali riservate e nuove varietà vegetali."
La protezione accordata a tali diritti è di tipo dominicale, ricalca cioè quella predisposta per il tradizionale diritto di proprietà. La legge attribuisce a creatori e inventori un vero e proprio monopolio nello sfruttamento delle loro creazioni e invenzioni e pone nelle loro mani alcuni strumenti legali per tutelarsi da eventuali abusi da parte di soggetti non autorizzati. 
Ma le innegabili peculiarità di questi diritti, dovute al fatto che si riferiscono a beni immateriali, scalfiscono sempre più le tesi tradizionali e soprattutto l'affermata inscindibilità fra opera e supporto materiale. Mentre fino a pochi anni fa, infatti, non era concepibile un'opera dell'ingegno (ad esempio un romanzo) scollegata dal suo supporto fisico (il libro cartaceo), con l'avvento della tecnologia digitale l'opera tende a de-materializzarsi e ad essere totalmente indipendente.
Riprendendo il concetto espresso da un attivista tecnologico Cory Doctorow, fondamentalmente ciò che chiamiamo "proprietà intellettuale" è solo conoscenza, ossia idee, parole, melodie, progetti, database. La somiglianza con la proprietà è dovuta al valore del bene tutelato dalle norme, infatti per creare un opera è necessario investire soldi e lavoro. Ma la P.I. è anche dissimile dalla proprietà per motivi altrettanto importanti: soprattutto, non è intrinsecamente "esclusiva". Egli dice: "Se sconfini nel mio appartamento, io posso buttarti fuori (ti escludo da casa mia). Se rubi la mia auto, posso riprendermela (ti escludo dalla mia macchina). Ma una volta che conosci il mio canto, una volta che hai letto il mio libro, dopo aver visto il mio film, si perde la mia possibilità di controllare". Per questo il discorso sulla proprietà e, soprattutto, sulla sua tutela diventa problematico quando si parla di proprietà intellettuale.
Molte sono le cose che il copyright non copre, ad esempio nessuno può essere il proprietario e il possessore del nostro indirizzo o del Pin della nostra carta bancomat. Tuttavia si tratta di beni per i quali si ha un forte interesse, che la legge dovrebbe proteggere. Moltissime altre creazioni non rientrano nel campo di applicazione del diritto d'autore, dei marchi, dei brevetti e in generale nei diritti della Proprietà Intellettuale, due esempi fra tutti, le ricette o le rubriche telefoniche. 
Cory Doctorow parla di "guerra della conoscenza" e dice che è giunto il tempo di arrivare ad una pace duratura in cui la proprietà sia regolata a parte e la conoscenza sia riconosciuta non come una questione di «proprietà». Concludendo riportiamo sempre alcune parole dello studioso: "La conoscenza non può essere di proprietà. Lo stato dovrebbe regolamentare i nostri interessi relativi all'effimero regno del pensiero, ma con una regolamentazione sulla conoscenza, non con un goffo rifacimento del sistema della proprietà".


Per un caso concreto di applicazione delle norme in materia di proprietà intellettuale, nella specie "nomi a dominio": Mediaset.com: un "nome a dominio" condiviso tra società


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