venerdì 1 aprile 2011

Premi assicurativi unisex: cosi ha deciso la Corte di Giustizia


Come incide l'Unione Europea sulle nostre relazioni e i nostri comportamenti?  Perché sempre più spesso si sente parlare di una condanna o di un cambiamento radicale nel diritto degli Stati membri che proviene proprio dai giudici europei? Quanto influisce una sentenza della Corte di Giustizia sul nostro ordinamento giuridico e sulla nostra normativa? 
La risposta è: l'Unione europea e le sue istituzioni (tra cui la Corte di giustizia) hanno il potere di influire in modo pregnante e invasivo sugli Stati membri e su noi tutti. Vi portiamo qui di seguito un attualissimo esempio.

Per introdurre l'argomento bisogna sapere che, in primo luogo, basta una pronuncia della Corte di Lussemburgo per "modificare" i Trattati in vigore (Trattato sull'Unione Europea e Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea), dato che con le novità apportate dal recentissimo Trattato di Lisbona del 2009 le sentenze della CG hanno acquistato la medesima efficacia dei trattati istitutivi, con la possibilità di interpretarli e di dare alle norme in essi contenuti un particolare significato ed efficacia. La Corte di giustizia ha infatti il compito di interpretare le norme comunitarie le quali dovranno essere applicate nel modo da lei formulato dagli Stati membri. E basta perciò, in secondo luogo, una sentenza della stessa Corte per rendere inapplicabili le norme giuridiche contrastanti presenti nelle nostre leggi e per indirizzare il nostro diritto statale a determinate scelte imposte dall'alto, dall'Ue stessa. Le norme europee hanno assunto oramai un grado sovraordinato, nella gerarchia delle nostri fonti, rispetto a quelle di rango primario (leggi e atti aventi forza di legge), le quali erano precedentemente posizionate al secondo posto dopo la nostra Costituzione mentre devono sottostare anche ai trattati europei. Per comprendere meglio come si esplica l'efficacia della normativa europea nel nostro ordinamento suggeriamo la lettura dell'articolo: L'importanza del dialogo tra giudici (link sotto).

Con una recentissima pronuncia, pubblicata il 1° marzo 2011, la Corte di Giustizia dell'Unione europea (causa C-236/09) ha decretato la fine delle differenze tariffarie tra sessi nelle assicurazioni, vietando ogni discriminazione fondata sul sesso per l'accesso a beni e servizi. La sentenza citata impone il divieto, alle compagnie di assicurazione, di considerare il criterio del sesso per la determinazione dei prezzi dei servizi e delle prestazioni, a partire dal 21 dicembre 2012. 
Ad esempio in ambito r.c. auto le donne hanno statisticamente una percentuale di sinistri inferiore agli uomini (non però per tutte le fasce di età), pertanto i dati sulla sinistrosità dovranno essere osservati dagli attuari senza la discriminante sesso, usata in precedenza per chiedere dei premi diversi tra uomini e donne. Nelle polizze vita invece un fattore che incide sul premio è la longevità, che per le donne è maggiore. Ciò significa, ad esempio, che nelle polizze le donne pagano oggi un prezzo inferiore rispetto all’uomo per il fatto che hanno una probabilità di morte inferiore. 
Oggi i premi assicurativi debbono essere equiparati fra uomini e donne. Una differenziazione sarebbe infatti "contraria alla realizzazione dell'obiettivo della parità di trattamento tra donne e uomini" come dice la CG. La direttiva 2004/113/CE consentiva nel passato differenziazioni legate al sesso nei contratti assicurativi se questo costituiva “un fattore di rischio determinante” e se tale circostanza fosse supportata “da pertinenti e accurati dati statistici”, ma ora la decisione della Corte di Giustizia fa cadere questa deroga entro un termine di scadenza. La CG scrive : "la disposizione suddetta (l'art. 5 della direttiva che permetteva discriminazioni in base al sesso nei premi assicurativi) deve essere considerata invalida alla scadenza di un adeguato periodo transitorio. Occorre risolvere che l’art. 5, n. 2, della direttiva 2004/113 è invalido con effetto alla data del 21 dicembre 2012". Gli stati membri dovranno adeguarsi a questa decisione ed eliminare le proprie leggi discriminatorie a partire dal 21 dicembre 2012. 
 L'intervento della Corte in questione è stato sollecitato dalla Corte Costituzionale belga, in relazione agli effetti della citata direttiva, che concedeva appunto come detto deroghe alla regola dei premi e delle prestazioni unisex. Se gli Stati non si conformeranno alla interpretazione  della direttiva data dalla Corte europea, legiferando in contrasto o non abolendo le leggi pre-esistenti, le loro norme non avranno efficacia a partire dal 21 dicembre dell'anno prossimo. Ecco come incide una decisione della Corte di Giustizia europea su di noi! 
Noi destinatari delle polizze ora dobbiamo solo aspettare le mosse delle assicurazioni e vedere se sceglieranno di ridurre il costo per le donne, se aumenteranno quello degli uomini o se fisseranno un premio nella via di mezzo. Per ora comunque c'è tempo, visto che il termine ultimo per l'adeguamento nei singoli stati membri è fissato al 21 dicembre 2012.
Collegamento al testo della sentenza: C-236/09


Collegamento ad un articolo del blog che descrive più precisamente come influiscono le norme europee sul nostro diritto nazionale: L'importanza del dialogo tra giudici

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