mercoledì 9 febbraio 2011

Giustizia letteraria o letteratura giudiziaria?

Perché occuparsi delle relazioni fra diritto e letteratura?
Perché confrontare il diritto con altre discipline? A cosa serve?
Alla prima domanda rispondiamo: per considerare, per "pensare" la letteratura con più rigore e il diritto con più immaginazione.
Alla seconda: perché è fecondo confrontare il diritto con altre discipline, cercando di coglierne i punti di contatto e di distacco. 
In particolare, l’idea di guardare al diritto in termini letterari è stata coltivata da numerosi studiosi, più spesso si tratta di giuristi con interessi letterari che di letterati con interessi giuridici; ma non mancano linguisti che analizzano il linguaggio giuridico e le sue caratteristiche.
Quali aspetti di particolare interesse sono al centro di questi studi?
Innanzitutto, gli aspetti letterari ed estetici del diritto; inoltre, le maniere in cui il diritto viene raffigurato in opere letterarie. Ad occuparsene sono infatti due tipi di approcci: l’approccio che studia il diritto come letteratura (Law as literature) e l’approccio che studia il diritto nella letteratura (Law in literature). Come abbiamo già affrontato in un altro post "La legge è un'opera of speaking and writing".
Il secondo approccio, affrontato anche nel post "La letteratura portavoce della dinamicità del diritto", consiste nella descrizione di come i letterati vedono il diritto, dei problemi giuridici affrontati in certe opere, degli ideali giuridico-politici evocati attraverso scritti letterari.
Il tema della giustizia e del diritto attraversa tutta la letteratura, dalle sue forme primordiali fino ad oggi. Sarebbe dunque impossibile affrontarlo in maniera esaustiva perché troppi sono gli esempi nella prosa occidentale e non solo. Dalla narrativa alle opere teatrali, dalle commedie ai saggi, dai gialli alle tragedie... tutto è intriso di riferimenti giuridici.
Le parole di un libro ci rendono più sensibili alle grandi questioni della vita sociale che, se affrontate in modo narrativo, sembrano quasi più comprensibili e non poi cosi lontane dall'odierna routine della vita di di ognuno di noi.
Diritto e letteratura si confrontano, si intrecciano e si fecondano a vicenda, mantenendo però le proprie peculiarità. Perché il primo sia più creativo e la seconda più rigorosa.
I testi di molte tragedie greche (es. le opere di Eschilo) presentano infatti argomentazioni più adatte a un verbale processuale o a un trattato giuridico che non a un'opera teatrale. Nell'epoca romana i saggi sul diritto del giurista-scrittore Cicerone non mancano invece della maestosità ed eleganza di un' opera letteraria. Nemmeno la letteratura comica si esime dalla trattazione delle tematiche giuridiche, alcuni esempi: i personaggi di Sancho Panza, governatore con funzioni di giudice, nel "Don Chisciotte" di Miguel de Cervantes e del codardo Azzeccagarbugli ne "I Promessi Sposi" di Alessandro Manzoni. Archetipi ironici e a volte negativi degli interpreti della giustizia, descritti nella loro pochezza, ignoranza e corruttibilità,. Dietro al pubblico ufficiale, al rappresentante legale c'è, infatti, sempre un uomo che la narrativa vuole rappresentare.
A dimostrazione di come sfere cosi lontane possano trovare un punto d'incontro all'interno di un libro, idoneo a coinvolgere, insegnare, istruire e rendere anche più consapevoli della realtà. Possiamo fare un esempio su tutti il recente Gomorra di Roberto Saviano, in cui i temi della giustizia, della politica, della criminalità e della vita comune si intrecciano tra le righe e i capitoli.
 
Niente osta a che ci possa essere giustizia nel fare letteratura e ci possa essere poesia nel legiferare.


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