lunedì 24 gennaio 2011

La legge è un'opera "of speaking and writing"

Gli studi interdisciplinari sul diritto e la letteratura negli ultimi decenni hanno portato alla nascita di un vero e proprio movimento globale: The Law and Literature movement. 
Si tratta di un progetto che si attua nella lettura comparata (ossia parallela) di testi letterari e giuridici,  confrontandoli per carpire le prospettive che offrono gli uni e gli altri e per conoscere ciò che si dice di noi stessi e della società in cui viviamo.
Ci troviamo di fronte a due sfere culturali eterogenee. Eppure ciò che legittima  l'approccio comparatistico a questi due ambiti apparentemente lontani è il loro comune interesse per i problemi del linguaggio: entrambi cercano infatti, attraverso quest'ultimo, di dare una forma alla realtà e si trovano a dover affrontare gli ostacoli di struttura, retorica, ambiguità, interpretazione e ricerca del significato come veicolato dai segni linguistici.
James Boyd White, professore di legge nella University of Michigan e normalmente indicato come il fondatore del movimento "Law and Literature", nella sua opera "The Legal Imagination" sostiene che lo studio della letteratura sarebbe fondamentale per il curriculum di un giurista in quanto “gli studi letterari avrebbero qualcosa di particolare da dire sul diritto e sull’interpretazione giudiziale". Scrive ancora White:
"il diritto è un sistema complesso di pensieri e di espressioni, di definizioni sociali e di pratiche... Il più grande potere della legge non sta in regole o decisioni, ma nel suo linguaggio..."
Sussiste quindi una stretta affinità tra i processi espressivi e concettuali, la letteratura si serve del diritto e viceversa.
La relazione tra i due ambiti, "diversi" ma "convergenti", è biunivoca: si possono avere punti di vista giuridici per approfondire lo studio della letteratura e punti di vista letterari per approfondire lo studio della legge.
Negli studi sul diritto e la letteratura un primo aspetto riguarda l'analisi di come, nella narrativa, vengono descritti gli avvocati, le indagini giudiziarie, le leggi, nonché il rapporto tra il singolo individuo e la giustizia. Un secondo aspetto riguarda invece la stilistica giuridica, cioè l'analisi sia delle norme che regolano il modo di espressione nei documenti giuridici sia degli elementi narrativi, strutturali e retorici, della prosa giuridica. 
Questo secondo oggetto di studio è quello prettamente giuridico, che tratta il "come" gli interpreti del diritto facciano uso della letteratura nel proprio lavoro. 
D'altronde cosa differenzia un racconto giudiziario, una sentenza dalla storia di un libro? Non sono in fin dei conti modi d'uso del linguaggio troppo differenti tra di loro, anzi il giurista Benjamin N. Cardozo (soprannominato il più "poeta" fra tutti i giuristi) disse:             
"Le sentenze sono esempi di scrittura letteraria."

Il diritto infatti fin dalle sue origini è stato accomunato alla letteratura in quanto tentativo formalizzato di strutturare la realtà attraverso il linguaggio.
Sia il giurista che lo scrittore hanno a che fare con una pluralità di narrazioni ed è proprio la percezione della dimensione letteraria del diritto che ne aumenta la sua comprensibilità e accessibilità anche per i non "addetti ai lavori".
I ragionamenti giuridici, espressi nella giurisprudenza (ossia nelle sentenze) e nella dottrina (ossia nelle opere dei grandi studiosi e professori della materia) non sono altro che racconti persuasivi e creativi di stampo narrativo.
I giudici sono scrittori. Il loro modo di impiegare la parola, il linguaggio influenzerà il diritto, il nostro diritto futuro.

Per un articolo che parla del diritto nella letteratura proseguendo logicamente il discorso, leggete: La letteratura portavoce della dinamicità del diritto

Tra gli articolo su law&literature consiglio la lettura del seguente post: "Giustizia letteraria o letteratura giudiziaria?"

Riporto il collegamento con un altro articolo del blog in cui si analizza il linguaggio nella giurisprudenza e nel diritto:Humpty Dumpty

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