venerdì 10 dicembre 2010

Palazzo Madama e Montecitorio più utili in Europa che in Italia

Il Parlamento nazionale è, riprendendo l'impostazione tradizionale di derivazione illuministica, l'organo più rappresentativo del popolo, che direttamente lo elegge e ne è destinatario finale di ogni suo atto.
Proprio in virtù del suo carattere "democratico" appartiene al Parlamento in via esclusiva la competenza legislativa, il potere cioè di porre in essere leggi contenenti disposizioni giuridiche vincolanti per l'intera comunità presente sul territorio nazionale.
La nostra Costituzione infatti, mantenendo il suddetto stampo tradizionalistico sancisce  all'articolo 70 che "la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere." 
Il parlamento italiano è un organo complesso, misto nella sua struttura (due camere composte di partiti, gruppi, commissioni) e molto numeroso, ma soprattutto sempre in conflitto al suo interno per la diversità e la contrapposizione di fazioni politiche. Quest'ultime portatrici di orientamenti e opinioni che si scontrano nell'odierno dibattito politico il quale avviene principalmente e formalmente proprio all'interno delle due camere.
La scarsa celerità dei suoi atti o il suo completo disinteressamento e inadempimento delle funzioni hanno comportato un allargamento di competenza a legiferare anche a favore del potere esecutivo dello Stato: il Governo. Esso ha il potere di adottare decreti-legge in base all'art.77,Cost. (... in casi straordinari di necessità e d’urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge...) decreti legislativi, ex. art.76, Cost. (L’esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo se non con determinazione di principî e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti).
A prescindere dal concreto ultilizzo di queste procedure legislavite di Parlamento e/o Governo a livello interno, mi accingo a fare un confronto con un fenomeno peculiare che caratterizza l'evoluzione a livello europeo.
Mentre infatti nel nostro ordinamento si assiste ad una continua erosione di autorità ma, anche, di competenze che dal "legislatore" per eccellenza - il Parlamento - si spostano a favore di altri organi dello Stato, nei procedimenti di adozione di atti europei il ruolo dei Parlamenti nazionali è aumentato considerevolemente, in virtù proprio di una maggiore "democraticizzazione" che l'Unione Europea si è prefissata come obiettivo.
Il coinvolgimento delle assemblee nazionali più rappresentative di ogni Stato membro è visto in modo positivo per un completo iter di formazione di atti legislativi in ambito europeo. 
Il recentissimo Trattato di Lisbona del 2009 (che modifica i precedenti trattati comunitari) inserisce, tra le “Disposizioni relative ai principi democratici”, un nuovo articolo 12 che illustra il "nuovo" ruolo dei Parlamenti nazionali in Europa. La disposizione asserisce, in sintesi, che i parlamenti nazionali possono contribuire attivamente al buon funzionamento dell'Unione venendo informati dalle istituzioni dell'Unione e ricevendo i progetti di atti legislativi europei, partecipando alle procedure di revisione dei trattati, partecipando alla cooperazione interparlamentare tra parlamenti nazionali e con il Parlamento europeo (tramite lo scambio di pareri e opinioni) e in svariati altri settori, sui quali non mi voglio dilungare. Questi aspetti evidenziati sono infatti sufficienti a far trasparire il concetto di fondo: un ruolo importante è assegato ai parlamenti e non ai governi nazionali, storicamente titolari della politica estera, in questo dialogo (degli Stati) con l'Unione Europea.
Ritornando al nostro Parlamento italiano, come collabora con le istituzioni dell'Unione? Mette in pratica questo maggior ruolo che gli viene concesso di avere secondo il precedente articolo?
Ebbene la risposta è affermativa, esso, per numero di pareri pervenuti a Bruxelles alla Commissione europea, si colloca al quarto posto delle Camere dei paesi dell'Ue, divenendo una vera fucina di consigli utili. 
Concludendo, vorrei mettere in evidenza quella che ritengo essere una contraddizione: se nel procedimento europeo il Parlamento italiano attesta volontà di partecipazione, di protagonismo e di autonomia, ma soprattutto una qualità di risultati, lo stesso non può dirsi nella legislazione interna, dove è espropriato (o si lascia espropriare perchè rimane inerte) nelle sue funzioni dall'invadenza del governo (ma non solo: anche dalle Regioni che hanno sempre più competenze).

Per un articolo in cui lanciamo una idea sulla quale il Parlamento potrebbe fondare parte di questa "qualità di risultati" che gli si chiedo: Dal New York Times alla Costituzione

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