venerdì 4 gennaio 2013

Una legge contro l'anoressia nella moda

A volte la legge "constata" semplicemente ciò che la prassi, il comportamento diffuso fra i protagonisti di un certo settore ha già acquisito. Altre volte invece  vi aggiunge qualcosa o concretizza le idee portate avanti da un troppo poco numeroso gruppo di soggetti per potersi già chiamare "consuetudine". E' questa seconda operazione che consente di innovare dal "centro" imponendo agli operatori regole che essi non hanno già fatto totalmente proprie o che tentano di praticare ma in modo incostante. Certamente la scelta di una legge che impone non è la preferibile ma a volte si rivela efficace. Abbiamo già in passato espresso la nostra convinzione sull'utilità di introdurre, ad esempio, le c.d. quote-rosa in alcuni settori di occupazione tradizionalmente maschile e lo abbiamo sostenuto sulla base di questa semplice considerazione: è vero che si giunge ad un risultato (la presenza femminile) imposto, ma è un risultato che si sarebbe dovuto probabilmente per maggior tempo attendere in assenza di tali imposizioni. Dal momento in cui sarà realizzato, per obblighi di legge, c' da sperare che, col tempo, entri nella coscienza comune (degli uomini, ma soprattutto delle donne) e le norme impositive potranno essere abbandonate (poiché ne sarà venuta meno la utilità).
Più o meno lo stesso meccanismo si è recentemente verificato con una iniziativa legislativa molto innovativa che è stata votata in Israele, della quale vorrei rendere conto nelle prossime righe. 


Recentemente, infatti, è stata approvata in Israele una legge contro l'anoressia delle modelle che, riprendendo un pensiero già diffuso presso molti stilisti e operatori del settore nonché presso la società civile, cercherà di limitare questo problema tipico delle passerelle che non riesce, nonostante le iniziative e i summenzionati sostenitori, ad essere eliminato nei fatti. 

Il problema è grave, come è noto infatti l'anoressia è la mancanza o riduzione dell'appetito che consegue da varie cause. Nel mondo della moda esse è diffusa per tradizione  e, i soggetti che sono colpiti da questa malattia, divengono eccessivamente magri perché malnutriti. Ciò pregiudica la loro salute e, nei casi più gravi può portare alla morte. Inoltre non si può dimenticare, più in generale, l'effetto negativo che la vista di modelli troppo magri e l'ambizione ad emulare provocano nei ragazzi e, soprattutto, nelle ragazze specialmente adolescenti. 
Le norme del testo di legge israeliano prevedono, in poche parole, il divieto di partecipazione a campagne pubblicitarie per donne e uomini con un indice di massa coporea (repporto tra peso e altezza) inferiore a 18,5 (che è il tasso di riferimento per identificare la malnutrizione presso la Organizzazione mondiale della sanità). Per fare un esempio pratico se una modella è alta 1,72 metri non potrà pesare meno di 54 kg per ottenere un qualsiasi lavoro in Israele.
Conoscendo la diffusa prassi del fotoritocco nel mondo della pubblicità, la legge prevede un obbligo degli editori di rivelare se le foto sono state alterate per far sembrare più magri i soggetti. In caso di violazione è prevista la possibilità di sanzioni per le compagnie pubblicitarie. 

Come abbiamo detto ad inzio articolo queste previsioni legislative non hanno introdotto ex novo delle regole mai pensate prima nel settore in questione, infatti già in numerose manifestazioni internazionali della moda gli organizzatori hanno imposto limiti per essere ammessi a sfilare (ad esempio la settimana della moda di Milano ha adottato anch'essa la soglia di 18,5 come indice di massa coporea per le modelle) ed, inoltre, raccomandazioni sulla nutrizione sono contenute in linee guida provenienti da associazioni di stilisti. Queste regole sono vincolanti per i soli membri della associazione (e non certo per le case pubblicitarie) e sono troppo generiche (non prevedono limiti precisi sul peso) per poter costituire la base di una efficiente autoregolamentazione.
Ecco perchè Israele, di fornte alla assenza di convenzioni internazionali sul tema e alla difficoltà di pervenire a tale regole uniformi, ha decisio di provvedere unilateralemnte ed imporre coattivamente divieti e obblighi.
Essendo la prima legge al mondo su questo tema essa rappresenta una interessante novità ed una scommessa che, se vinta, potrebbe costituire un esempio in futuro per altri Stati a provvedere anch'essi con leggi nazionali contro l'anoressia nella moda

Trovate qui di seguito ad uno degli articoli in cui abbiamo parlato di quote-rosa in passato: "Quote rosa nei consigli di amministrazione: nuovo disegno di legge"

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