mercoledì 18 gennaio 2012

I "Ragionevoli dubbi" di un libro, di un processo, di una vita


“Che facciamo, alla fine dei conti, nei procedimenti penali? Noi tutti, dico. Poliziotti, carabinieri, pubblici ministeri, avvocati, giudici? Tutti raccontiamo storie. Prendiamo il materiale grezzo costituito dagli indizi, lo mettiamo insieme, gli diamo struttura e senso in storie che raccontino in modo plausibile fatti del passato. La storia è accettabile se spiega tutti gli indizi, se non ne lascia fuori nessuno, se è costruita in base a criteri di congruenza narrativa. E la congruenza narrativa dipende dall’attendibilità delle regole di esperienza che utilizziamo per risalire dagli indizi alle storie che raccontano i fatti del passato. Storie che in un certo senso dobbiamo inventare”. 

Queste le parole di Guido Guerrieri, l'avvocato più celebre dell'Italia letteraria moderna, protagonista del libro Ragionevoli dubbi, scritto dal magistrato e scrittore Gianrico Carofiglio.
Non si tratta di un testo narrativo come altri della stessa categoria – che ben possiamo qualificare diritto e letteratura - bensì è un vero e proprio avvincente viaggio nel sistema del processo e dell'inchiesta giudiziaria in compagnia di un personaggio dal fascino speciale: eroe umano, malinconico e senza moralismo.
L’avvocato Guido Guerrieri deve correre un rischio. C’è un uomo in carcere, che si dichiara innocente, condannato in primo grado per traffico di droga. Le circostanze sono schiaccianti e lui stesso, in un primo momento, aveva confessato. C’è però la possibilità che sia finito in una trappola orchestrata dall’avvocato che lo aveva assistito nel primo grado. Un maledetto imbroglio, dunque, che Guerrieri è restio a caricarsi sulle spalle, e non solo perché tutte le apparenze sono contro l'accusato. C’è anche una situazione personale ambigua che coinvolge l’avvocato, in ogni senso: la fine (forse) di un amore, l’inizio pericolosissimo di un altro e in ciascuno di questi incroci sembra materializzarsi lui, il detenuto che si proclama disperatamente innocente. Si moltiplicano da ogni lato ragionevoli dubbi.
Il meccanismo preciso degli intrecci ha la capacità di introdurre facilmente il lettore nelle pieghe più avventurose e reali, sia legali sia umane, del sistema del processo e dei sentimenti. Ma forse è il personaggio di Guerrieri la ragione di un fascino speciale: «un personaggio meravigliosamente convincente» secondo la definizione del «Times». 
Se iniziate Ragionevoli dubbi una sera, la prima volta che alzerete lo sguardo dalla carta filigranata, sarete arrivati già quasi a metà libro. La scrittura di Carofiglio è coinvolgente, trasporta lungo una serie di coincidenze tali da risultare avvincenti per il lettore. Carofiglio è un magistrato oltre che scrittore e per questo sa ben calibrare un linguaggio giuridico e  letterario, un paradigmatico esempio della law and literature. Si interfacciano in maniera perfetta l’ambiente del tribunale, delle aule dei processi e delle camere di consiglio insieme  all’ambiente casalingo dei protagonisti del libro. 

Nell’arringa finale l’avvocato Guerrieri conclude affermando che “ogniqualvolta sia possibile costruire una pluralità di storie capaci di inglobare tutti gli indizi in un quadro di coerenza narrativa, bisogna arrendersi al fatto che la prova è dubbia, non vi è certezza processuale e bisogna pronunciare la sentenza di assoluzione. In questo campo non si tratta di una competizione fra livelli di probabilità delle storie. Al pubblico ministero non basta proporre una storia più probabile per vincere il processo. Il pubblico ministero per ottenere la condanna deve proporre l’unica storia accettabile, l’unica spiegazione accettabile dei fatti di causa. Alla difesa basta proporre una spiegazione possibile”. 
“Un filosofo ha detto che i fatti, le azioni in sé, non hanno alcun senso. Può avere senso solo il testo della narrazione degli eventi e delle azioni umane”. Non si può negare che nei processi gli avvocati e i magistrati costruiscano storie per dar senso a fatti che in sé non ne hanno nessuno, per cercare di mettere ordine al caos. Se in un'arringa processuale si sa ben usare un linguaggio dal sapore letterario si potrà far assolvere un innocente, seppur condannato in primo grado: ecco come la letteratura può essere strumento del diritto. Ma non solo la lettura può servire al diritto, anche il diritto può essere strumento della letteratura, e ce ne accorgiamo proprio nel libro Ragionevoli dubbi, un capolavoro letterario che fa del suo oggetto principale il diritto e le sue maglie. 

Per un articolo di law & literature che parla di un altro libro, capolavoro di André Gide, dove si narra di un diverso e incredibile caso giudiziario (sempre in materia penale) vi consigliamo di leggere: "Il caso Redureau": problemi di non demenza e giustizia razionale

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