lunedì 3 settembre 2012

Il "parental control": una censura privata segno di libertà e responsabilità

Sebbene agli occhi di tutti possa sembrare che il Governo Monti si occupi solo di salvare la nostra Italia dalla crisi economica in realtà incanala le sue energie anche in altri settori concernenti la vita quotidiana di tutte le famiglie italiane, tra cui quello delle reti televisive e della tutela dei minori.
In Italia vige in materia un codice di autoregolamentazione televisivo, legge n.122/2004, per cui sono le reti emittenti stesse ad autocensurarsi prima di mandare in onda un telefilm, un film o una trasmissione durante la fascia protetta (ore 07.00-22.30).
Lo scorso giugno, tuttavia, il Governo ha emanato un decreto legislativo, su delega del Parlamento, al fine di adeguare la legislazione italiana alle norme europee in tema di protezione dei minori davanti alla televisione. La ratio perseguita dal legislatore è stata quella di attuare un giro di vite sulla programmazione "oscena" e porre dei limiti più ferrei alle tv aumentando la tutela dei minori. 
Il provvedimento infatti elimina definitivamente la possibilità di inserire in un palinsesto televisivo (a qualsiasi ora della giornata) film vietati ai minori di 18 anni e programmi che possano nuocere gravemente allo sviluppo psicofisico dei minori inoltre il bollino rosso deve restare in onda per tutta la durata del programma e i film violenti e pornografici possono essere trasmessi solo dai canali a pagamento.

Vi è un’apertura sui film vietati ai minori di 14 anni dalle 23.00 alle 07.00, fascia in cui potranno essere trasmessi, ma sempre sotto il controllo dei genitori tramite il parental control o anche detto filtro familiare. Si tratta di un dispositivo, già in voga negli altri Paesi, che grazie ad un codice permette ai genitori di bloccare i programmi che considerano nocivi per i propri figli, oscurando il canale che si vuole impedire al bambino di vedere durante tutto il giorno. Tale strumento è oggi diventato accessibile anche in Italia grazie all’arrivo del decoder e delle tv di ultima generazione. Le c.d. “fasce protette” durante le ore del giorno e quella della prima serata, durante le quali le reti televisive non potevano proporre contenuti poco adatti ai minori (es. un film con scene violente od una trasmissione con ragazze poco vestite o con uso di un linguaggio colorito) non hanno più senso di esistere. 
Il decreto, in altri termini, prevede che il network abbia libera programmazione quando il televisore di casa è dotato di uno degli accorgimenti tecnici (il parental control appunto) che bloccano la visione delle trasmissioni inadatte a bambini ed adolescenti.
Molte le critiche sorte dopo l’emanazione di questo decreto. Le associazioni che tutelano i minori – tra cui Moige (Movimento italiano genitori), Aiart (associazione spettatori onlus), Copercom (coordinamento delle associazioni per la comunicazione) - protestano affermando che, sebbene siano state inserite delle regole più restrittive, ora la responsabilità di valutare se un programma è adeguato a un bambino o a un adolescente è tutta sulle spalle dei genitori.
L’uso nel passato della fascia protetta (per tutelare i minori) e la necessità di stabilire degli orari di protezione a livello generale erano imperativi per l’assenza di “accorgimenti tecnici”, quali il parental control, che invece è azionabile all’interno di ogni singolo nucleo familiare. Si elimina in questo modo un divieto, una censura, posto in via generale verso tutti gli utenti e si lascia libertà a ciascuno di vedere o non vedere quello che desidera, permettendo allo stesso tempo ai genitori di usufruire di strumenti di tutela. Da tempo le tv ricordano infatti che gli accorgimenti tecnici sono già arrivati in Italia e che la fasce protette sono divenute inadatte, motivo per cui i canali devono essere lasciati liberi di trasmettere programmi dai contenuti discutibili in qualsiasi orario.
Le associazioni in difesa dei minori sostengono invece come, con l’alibi del parental control, le emittenti possano scaricare tutta la responsabilità sulle famiglie.
Se da un lato penso che l’educazione dei minori sia uno degli argomenti più delicati e che maggiormente necessita di essere preso in considerazione trattando di programmi televisivi, dall’altro credo siano inutili delle critiche sterili che non considerino l’evoluzione tecnologica e l’adeguamento a quanto già altri Paesi da molti anni attuano. La tutela dei minori chiama in causa non solo il Governo ma anche la responsabilità e l’impegno dei genitori. Il passo in avanti è che con questo filtro familiare le famiglie avranno il potere di consentire o meno la visione di un programma, al di là del semplice cambio del canale. Se un genitore non vuole che il proprio figlio passi la giornata a seguire "tronisti e liti tra naufraghi vari", un codice gli permetterà di essere al sicuro anche quando non è in casa. Grazie al parental control saranno i genitori a decidere, e non più il palinsesto e così le famiglie potranno avere la certezza di cosa entra nelle loro case. Purtroppo questa innovazione non è ancora molto conosciuta in Italia e coloro che si oppongono al decreto, tra cui le associazioni a tutela dei minori, adducono questo motivo per intaccare l’efficacia del provvedimento. Indubbiamente molte persone non hanno dimestichezza con questi apparecchi, eppure il cellulare, il personal computer, gli smartphone abbiamo tutti imparato ad usarli! Forse sarebbe opportuno che si iniziasse a promuovere questo dispositivo invece di criticarlo.

Sempre in tema di tutele dei minori, questa volta rispetto al diritto alla riservatezza e alla protezione dei dati personali nelle scuole,  potete leggere: La privacy a scuola: dieci regole dal garante per la protezione dei dati personali

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