E' di pochi giorni fa la notizia sui giornali della presentazione di uno strumento contro l'evasione fiscale. Si tratta del nuovo redditometro, o meglio di un suo aggiornamento. L'istituto infatti già esisteva nel nostro ordinamento ma oggi è completamente rinnovato.
Con esso il fisco si pone l'obiettivo di confrontare il livello delle spese con il reddito dichiarato da un certo soggetto contribuente in modo da mettere in evidenza eventuali discrasie rilevanti.
Come ha spiegato il direttore della Agenzia delle Entrate, Attilio Befera: "con una procedura semplicissima i contribuenti potranno verificare la coerenza tra il loro livello di spesa (e, quindi,il loro tenore di vita) e il reddito dichiarato al fisco". Ma come funziona, a grandi linee, il reddittometro??
Vengono presi in considerazione un gran numero di beni della vita (circa cento voci di spesa di vario tipo e valore divise in sette categorie): dalla barca al cavallo, dal pezzo di
antiquariato all'iscrizione al circolo sportivo, passando per asili,
spese per colf, pay tv, villa al mare, cellulare, casa di abitazione e caravan; ancora
l'iscrizione alla palestra, l'università, e ancora le
spese per veterinario, i gioielli e persino le donazioni in denaro verso Onlus e molti altri. Questo complesso di beni dovrebbe indicare, nell'ottica del controllo, il generale tenore di vita dei cittadini. Le voci rappresentano infatti tutti gli aspetti della vita quotidiana del contribuente, che è scandagliata a 360 gradi.
Le spese (per i vari beni) vengono inserite come variabili di una funzione matematica che, tenendo conto anche dell'area geografica e del tipo di famiglia, dirà al fisco se esse corrispondono al reddito dichiarato dai contribuenti, nonché a quello che si apprestano a dichiarare. In particolare, il territorio italiano verrà diviso in cinque aree geografiche differenti (nordest, nordovest, centro, sud e isole) e i tipi di famiglie considerati diversamente saranno ben undici.
In un primo
momento, 2-3 mesi, il redditometro in versione aggiornata sarà sperimentale. Poi lo strumento entrerà a pieno regime nel febbraio 2012 e coinvolgerà oltre 22 milioni di famiglie per un totale di più di 50 milioni di italiani. Il primo anno di riferimento per il
redditometro è quello delle dichiarazioni 2010, riferiti ai redditi
2009.
Come riportato con sintetica precisione da Repubblica: "Il meccanismo prevede che, allorché venga accertato uno
"scostamento" limitato tra la spesa effettiva e il reddito dichiarato,
il fisco non procederà. Invece, nel caso in cui dovesse apparire una
situazione di rischio medio di evasione, quindi in presenza di uno
scostamento elevato, l'Agenzia chiederà ulteriori approfondimenti al
contribuente per eventuali accertamenti di natura presuntiva. E in
assenza di adeguati chiarimenti si procederà all'accertamento sintetico."
"E' innanzitutto uno strumento di compliance (ossia di adesione, collaborazione) - sottolinea ancora Befera - a disposizione dei contribuenti che
potranno così capire la coerenza tra le loro spese e il reddito che
hanno dichiarato". Con il redditometro "avremo la possibilità di non
scocciare - ha aggiunto Luigi Magistro, direttore centrale accertamento
delle Entrate - chi non merita di essere scocciato e non impiegheremo
risorse inutilmente, quando c'è una grande massa imponibile da far
emergere".
L'evasione fiscale è un dramma che attanaglia il nostro paese da anni. A parole tutti la condannano ma nei fatti assistiamo a continui condoni con percentuali di pagamento irrisorie, "patteggiamenti" sulle imposte evase, scudi fiscali, minimizzazioni del reato di evasione e una miriade di altre pratiche volte nella direzione opposta rispetto al modello che si vorrebbe insegnare nelle scuole. Tutto ciò frustra i meccanismi di accertamento (peraltro sempre più deboli a fronte delle sempre minori risorse) a disposizione della amministrazione finanziaria e delle forze dell'ordine, ma frustra ancora di più tutti i cittadini onesti. Noi speriamo che questo "nuovo" redditometro possa contribuire a rafforzare la lotta all'evasione e, magari, possa contribuire a formare una consapevolezza sociale della utilità generale della tassazione: basterebbe convincersi una volta per tutte che, pur risparmiando le tasse di tutta una vita, una rete stradale o anche una sola strada che mi porti da casa mia al posto dove lavoro, o dove altro mi pare, non me la potrei permettere.
Collegamento all'articolo di Repubblica citato potete trovarlo QUI
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