Chi si ricorda la storiella della
cicala e della formica alzi la mano.
Banale.
Mi viene in mente anche un’altra
fiaba: parla di un sindaco che chiamò un famoso pifferaio per disinfestare la
città dagli odiosi topi che gettavano il panico tra gli abitanti del piccolo
borgo. Il sindaco decise poi di non corrispondere la somma pattuita al
pifferaio per il suo lavoro e questo si vendicò.
Chi indovina il titolo vince un
mappamondo.
Il punto è: perché non pagare il
pifferaio? Quei soldi sarebbero stati ben spesi, visto che era indispensabile
liberare la città dal rischio di epidemia. Fosse anche stata una “spesa pazza”,
era necessaria.
C’è un’altra storia che vorrei
farvi conoscere.
DigitPA è stato istituito dal d.lgs
30 giugno 2003 n. 196 art 176, all’interno del Codice della protezione dei dati personali. Si tratta di un ente pubblico non economico ed è quindi
essenzialmente inserito in quelle strutture burocratiche che agiscono attraverso
atti giuridici, si avvalgono delle entrate tributarie ed operano nei confronti
dei terzi privati prevalentemente con provvedimenti amministrativi.
Con sede in Roma e competenza nel settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nell'ambito della pubblica amministrazione, esso opera secondo le direttive per l'attuazione delle politiche del Presidente del Consiglio dei Ministri o del Ministro delegato e sotto la loro vigilanza. Nell’espletamento delle sue funzioni, gode di autonomia tecnica e funzionale, amministrativa, contabile, finanziaria e patrimoniale e di indipendenza di giudizio.
Le sue funzioni sono di natura progettuale tecnica e operativa, con la missione di contribuire alla creazione di valore per cittadini e imprese, da parte della pubblica amministrazione, attraverso la realizzazione dell'amministrazione digitale.
Con sede in Roma e competenza nel settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nell'ambito della pubblica amministrazione, esso opera secondo le direttive per l'attuazione delle politiche del Presidente del Consiglio dei Ministri o del Ministro delegato e sotto la loro vigilanza. Nell’espletamento delle sue funzioni, gode di autonomia tecnica e funzionale, amministrativa, contabile, finanziaria e patrimoniale e di indipendenza di giudizio.
Le sue funzioni sono di natura progettuale tecnica e operativa, con la missione di contribuire alla creazione di valore per cittadini e imprese, da parte della pubblica amministrazione, attraverso la realizzazione dell'amministrazione digitale.
Un ente che il Governo ha deciso
di smantellare a breve, per fare posto alla nuova Agenzia per l’Italia Digitale,
istituita con il cosiddetto decreto “digitalia”.
In questo il progresso non si fa
certo aspettare.
nell'ultimo periodo,
DigitPA è al centro dei fatti d’attualità: infatti, Il dipartimento per i trasporti sta
per bandire una gara europea per l’affidamento dei servizi di stampa e di
recapito delle patenti di guida che dovranno essere distribuite ai
guidatori italiani nei prossimi cinque anni. L’ammontare del valore dell’operazione
sarebbe stimato in circa 300 milioni di euro.
Infatti,
ogni patente costa quasi 10 euro (9,85), cifra che va moltiplicata per i circa
35 milioni di destinatari. Il fatto è che, però, le nuove patenti saranno
praticamente identiche a quelle già in circolazione, e quindi non dotate di
chip elettronici o forme di tecnologia digitale inglobata al loro interno .
Digit PA, da
parte sua, ha presentato al dipartimento dei trasporti e al ministero dello
sviluppo economico l’opportunità di installare il famoso chip sulle nuove
patenti, che servirebbe sia per rafforzare i sistemi antifrode di ciascun
documento sia perché in tal modo sarebbe predisposta per la fruizione, da
parte dei cittadini, di altri servizi. Dal “botta e risposta” epistolare tra
digitPA e il dipartimento dei trasporti emergerebbe che, secondo quest’ultimo,
sarebbe la disciplina europea a precludere l’introduzione di un sistema di
modernizzazione delle patenti per autoveicoli.
Ora: se è
pur vero che il documento di guida e la sua conformazione, sarebbero tracciati
dalle direttive comunitarie 2006/126/CE e 2009/113/CE, recepite con dlgs. N. 59
del 18/4/2011, vero è anche che tali direttive europee non impediscono l’introduzione
di patenti di guida più “smart” rispetto alle attuali, (cosa che tra l’altro
giustificherebbe un investimento così consistente).
Infatti l’art 22 comma 1 del sopra citato decreto
dispone: “(…) Con decreto del Ministro delle
infrastrutture e dei trasporti, sentiti il Ministro dell'interno e il Ministro
per la pubblica amministrazione e l'innovazione, possono essere apportate,
previo accordo con la Commissione europea, eventuali modifiche al predetto
modello, ivi comprese quelle necessarie per l'elaborazione elettronica della
patente di guida.”.
Al comma 2, l'articolo, prosegue stabilendo che: “ Lo
Stato italiano adotta tutte le disposizioni utili per evitare rischi di
falsificazione delle patenti di guida. Il materiale usato per le patenti di
guida deve essere protetto contro le falsificazioni in applicazione delle
specifiche disposizioni integrative, che saranno adottate dal Consiglio
dell'Unione europea, intese a modificare elementi non essenziali di cui alla
direttiva 2006/126/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 dicembre
2006, concernente le patenti di guida. Lo Stato italiano può introdurre
elementi di sicurezza aggiuntivi.”
Ancora,
al comma 3: “(…)Per le finalità di cui al
comma 2 e previa adozione di specifiche disposizioni da parte della Commissione
dell'Unione europea, lo Stato italiano, fatte salve le norme relative alla
protezione dei dati, può inserire un supporto di memorizzazione -microchip -
nelle patenti di guida (…).
La disciplina europea prevede
espressamente, quindi, la possibilità – ancorché non l’obbligo – di inserire nelle nuove
patenti di guida un chip sul quale registrare le informazioni già presenti
sulla patente nonché – qualora il singolo Paese membro lo ritenesse opportuno –
ulteriori informazioni relative all’identità del titolare.
Si aggiunga che lo scorso 4 maggio
2012 (reg. 383/2012) la Commissione Europea ha varato un apposito regolamento
“recante i requisiti tecnici per le patenti di guida dotate di un supporto di
memorizzazione (microchip)”, che si applicherebbe quindi alle sole patenti di
ultimissima generazione.
Per ritornare alla fiaba iniziale: vedo la
spesa, ma non vedo l’utilità di un distribuzione di targhette plastificate
semplicemente più scintillanti di prima e prive di sistemi innovativi che le
rendano quantomeno diverse da quelle che già soggiornano nei taschini dei
nostri porta documenti.
Se investimento deve essere, almeno
che sia finalizzato ad una qualche forma di progresso.
Dicono non sia proprio periodo di
spese incaute, a meno che siano utili, necessarie e condotte secondo un criterio di utilità generale.
Cecilia Pepe
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Il tema dell'amministrazione digitale, andando un po' oltre questo articolo interessante che nello specifico tratta di patenti, è in Italia particolarmente difficile da attuare. Il discorso di DigitPA aprirebbe opportunità incredibili grazie alla tecnologia, snellirebbe alcuni procedimenti oggi incatenati dalla burocrazia e dai suoi tempi tecnici, permetterebbe maggior controllo e una gestione migliore, senza un esborso smodato di soldi pubblici. Il problema è che l'uso massiccio della tecnologia renderebbe anacronistici e senza una precisa collocazione molti uffici e di conseguenza posti di lavoro. E per uno Stato come il nostro, dove i posti di lavoro nel Settore Pubblico hanno sempre svolto anche e soprattutto una funzione di ammortizzatore sociale, non è pensabile abbracciare al 100% la tecnologia e la digitalizzazione
RispondiEliminaQuesto è davvero un interessante punto di vista sul quale, in effetti, meriterebbe di essere sollevata una riflessione seria, ossia sul perchè in Italia vi sia una così grande difficoltà di riconversione dll'impiego e dell'impiegato pubblico. Recentemente abbiamo evidenziato, all'interno del post sulla protezione della privacy nelle scuole, le novità in tema di pagelle, registri e tabelloni digitali che saranno adottati nei nostri istituti scolastici. Il ministro dell'istruzione Profumo ha sponsorizzato tali riforme nell'amministrazione pubblica come un passo di avvicinamento dell'Italia all'Europa. Come hai sottolineato tu solo il tempo ci potrà dire se le novità saranno ben metabolizzate dagli interessati o se creeranno disfunzionamenti. Quel che è certo è che negli ultimi anni sempre più iniziative volte alla "digitaliazzazione" del pubblico sono state attivate ma non riesco a capire se la ragione di fondo sia l'aspirazione ad una modernizzazione e ad un risparmio o, forse, una necessità imposta meramente dai tempi che passano; non capisco se l'abiettivo sia avanzare oppure non rimanere indietro.
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