Forse non tutti sanno che molte condotte quotidianamente poste in essere in rete integrano in realtà la fattispecie di un reato del nostro codice penale. Al giorno d'oggi è molta la confusione che viene creata in ambito socio giuridico, spesso si qualificano delle condotte totalmente lecite come reati (si pensi all'omosessualità) e al contrario si "depenalizzano" molte azioni che sono invece illeciti penali o amministrativi descrivendoli come banali sgarri, errori o furberie (si pensi all'evasione fiscale). In questo articolo vi proponiamo una chiarificazione giuridica riguardo ad un reato in particolare, in nome di una conoscenza corretta dell'ordinamento giuridico, a cui dobbiamo sempre far riferimento per indirizzare il nostro agire.

Un caso realmente successo: Tizio creava un
account di posta elettronica con il nome di una ignara signorina, Caia. Conseguentemente, gli utenti
con cui corrispondeva sotto il falso nome di Caia, credevano erroneamente di
interloquire proprio con quest’ultima. A causa di tale condotta posta in essere dall’imputato, la
vera Caia riceveva telefonate erotiche, ovvero veniva contattata al fine di
fissare appuntamenti a finalità sessuale. Il tutto, ovviamente, nella assoluta incredulità della ragazza, la quale – quantomeno in un primo momento – non riusciva a darsi una
spiegazione plausibile di tale fenomeno.